L 'Emmanuel Macron apparso l'altra sera in televisione per il suo appello ai “gilet jaunes” in rivolta sembrava un uomo costernato e con il capo cosparso di cenere. Il suo discorso contrito, ricordava, nei toni e nell'ampiezza della ritrattazione, il videomessaggio di Dolce & Gabbana dopo la catastrofe cinese. «Ho sbagliato», ha detto il presidente francese. «Mi assumo una parte di responsabilità», ha aggiunto. E poi ha annunciato: «Darò 100 euro di reddito di cittadinanza in più per i francesi, a partire dal 2019». Infine ha promesso 10 miliardi di spesa aggiuntiva e ha chiuso solennemente: «Oggi decreto lo stato di emergenza economico e sociale in Francia».

Nelle stesse ore, una donna affannata e terribilmente logorata, il primo ministro britannico Theresa May, sembrava essere lontana anni luce dai giorni spensierati in cui mimava spavalda un passo di ballo nel congresso dei conservatori. La bomba della Brexit le sta esplodendo in mano, l'accordo che ha faticosamente scritto traballa, e nel suo Paese viene attaccato - in queste ore - sia dai falchi che dalle colombe, sia da chi vuole uscire sia da chi vuol restare in Europa. Le ultime speranze di un esito positivo sono affidate ad un incontro della May con Angela Merkel: ma difficilmente il cuore del patto potrà essere rinegoziato. Se questa trattativa si chiuderà con un fallimento - dunque - sarà un terremoto sia per l'economia britannica sia per quella europea, che per la nostra (siamo un paese esportatore nei confronti del Regno Unito). (...)

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