D ove ci eravamo lasciati? Abbiamo ritrovato il calcio, o qualcosa di simile, questi giorni. Una contesa insonorizzata dove si sente solo Conte e il resto è contorno. Sabato sarà campionato, quello vero, se così si può chiamare il pallone nazionale sgonfiato dalla pandemia e riportato in vita artificialmente. Torna la Serie A e mai come in queste ore abbiamo capito quanto sia importante la gente, quello che sembra il pubblico e invece è uno dei protagonisti. Abbiamo capito meglio quanto pesi la famosa atmosfera in uno show dove altrimenti c'è qualcuno che corre dietro a un pallone nel silenzio spettrale. Comunque sia, viva il calcio, che riporta tutti dentro un'esistenza meno dominata dalle mascherine, ma è indubbiamente un'altra cosa.

Ci eravamo lasciati al divieto di protestare con l'arbitro, al divieto - paventato - di sputare e ci siamo ritrovati nel mondo di prima. La Juve che alla fine vince sempre, Conte che dice che non siamo maturi, le squadre di Gattuso che lottano. Se mercoledì sapremo chi si porta a casa il primo trofeo di una stagione drammatica, sabato sera sarà il Cagliari a farci respirare l'aria di un inedito campionato estivo.

Un torneo da bere tutto d'un fiato, una gara ogni due o tre giorni, le incognite su possibili positivi, quarantene e interruzioni spazzate via da una Figc realista, anche troppo, di fronte alla montagna di ostacoli da superare.

Cagliari, quindi. Dove ci eravamo lasciati? La squadra affidata a Walter Zenga prima del lockdown si lascia dietro un anonimo pareggio-beffa col Parma all'inizio di febbraio, poi tre sconfitte una dopo l'altra, con il Genoa in trasferta (e l'occasione clamorosa fallita da Joao Pedro nei secondi finali) e la doppietta nera all'Arena, con Napoli e Roma.

Il prevedibile, quasi obbligato divorzio con Maran ha portato il Cagliari nelle mani di un allenatore diverso, certamente più espansivo, più comunicatore, e tecnicamente orientato verso un calcio differente. Un trainer che riporta la squadra in campo dopo tre mesi di inattività, una colossale prima volta per tutti, partendo da una trasferta insidiosissima e che si chiuderà a mezzanotte o giù di lì. Senza Joao Pedro e Nainggolan, l'ossatura del Cagliari ante pandemia. Si puè dire, sottovoce, bentornato campionato? Sì, non sarà quello vero, sarà silenzioso e caldissimo. Ma ci mancava.

ENRICO PILIA
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