C i parlano di 5G mentre arranchiamo, assetati, sulle nostre mulattiere digitali. Ad avercela una bottiglia d'acqua, aspettando lo champagne. Succede anche questo in un'Isola rassegnata a muoversi a velocità diverse rispetto ai fratelli d'Italia e d'Europa. Fa sorridere, nella maggior parte dei nostri paesi, sentirti promettere che presto (sic!) scaricherai in un amen film in altissima definizione quando oggi, e chissà per quanto tempo ancora, per trovare il segnale del telefonino, devi cercare quell'angolo laggiù. «Sì, in fondo alla piazza, vada verso la vallata». Rabdomanti del terzo millennio in una terra i cui amministratori la fanno facile a parlare di Pil turistico da rafforzare.

L'uomo della Lega in Sardegna, Eugenio Zoffili, inviato con abbondante anticipo da Capitan Salvini per preparare la vittoria del centrodestra alle Regionali del 2019, aveva preso a cuore, con merito, il problema. Forse abituato in terra lombarda ad avere sempre o quasi il segnale, Zoffili ha denunciato a più riprese le voragini nella rete digitale sarda. Sollevando problemi anche di sicurezza, come l'impossibilità, in molte zone, di chiamare 118 e forze dell'ordine. Il deputato di Erba con la Sardegna nel cuore aveva rilanciato anche con un'interrogazione alla Camera. La risposta del ministero dello Sviluppo economico, nel maggio scorso, ebbe poca eco. La rilanciamo qui, sottolineando che chi ha preparato la relazione del Governo o non ha capito la domanda, oppure ha deciso di vendere segnali di fumo, elencando temporanei disservizi a Mara, Padria, Iglesias, San Pietro.

D a non credere: nemmeno un cenno al vergognoso “digital divide” della Sardegna. Pagliuzze ma non la trave.

Certo, sorprende come la Lega e soprattutto la Giunta regionale non abbiano colto l'occasione per replicare a chi ha preparato l'intervento in aula per il rappresentante del Governo di turno. O forse non sorprende affatto: sette mesi fa a rispondere, in qualità di sottosegretario del Mise, c'era un leghista. Incassò persino la soddisfazione di Zoffili. C'è sempre tempo per rifarsi. Nell'attesa, per chi volesse approfondire, ecco dove trovare i documenti: http://www.camera.it/leg18/410?idSeduta=0170&tipo=stenografico#sed0170.stenografico.tit00040.sub00060.

E poi qualcuno cade dal pero se, aspettando le bollicine, i ragazzi cercano un futuro altrove e i nostri paesi si spopolano.

Come evidenziava qualche giorno fa su L'Unione Sarda Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente di Anci Sardegna, le compagnie telefoniche hanno scarso interesse per 310 Comuni su 377. Non c'è margine per fare business, chissenefrega se per imprese e famiglie smartphone, tablet e pc siano oggetti inutili.

La Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru aveva varato un piano per la banda ultralarga da 307 milioni di euro. La corsa conto il tempo (altro sic!) era partita tre anni e mezzo fa da Sant'Andrea Frius. Obiettivo: cablare entro l'anno del Signore 2020 313 Comuni, mezzo milione di sardi. Con l'ambizione di andare oltre gli obiettivi dell'Agenda digitale europea. Diamoci la risposta da soli.

La nuova speranza si chiama dorsale per il metano. Sì, proprio la rete da 580 chilometri che (forse) distribuirà il gas naturale nell'Isola. Con il tubo, sotto un metro e mezzo di terra potrebbe arrivare anche la super fibra. Ma anche no, visto che le due facce del Governo, Pd e Cinque Stelle, hanno una visione diversa (anche) sul futuro energetico della Sardegna.

Ci sforziamo di essere ottimisti, ma la storia recente non ci dà conforto. Nel novembre 2006, quando dati e informazioni non correvano certo veloci come il vento di oggi, il commissario europeo per la Concorrenza comunicava all'allora ministro degli Esteri Massimo D'Alema che sì, l'appalto che la Regione, guidata da Renato Soru, aveva affidato l'anno prima a Telecom Italia, era compatibile con le norme comunitarie sugli aiuti di Stato. Via libera alla banda larga e ai sardi sempre connessi! Sono passati tredici anni e sappiamo com'è andata. E ora ci parlano di 5G. Ci propongono di brindare con lo Chardonnay quando non abbiamo nemmeno acqua 'e grifoni.

Ci basterebbe poter rispondere al cellulare a Banari o sulla 131 anche all'altezza di Paulilatino. Senza troppa gazzosa.

EMANUELE DESSÌ
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