« Q uando si dice: cose fatte alla garibaldina». Così il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis, sulla campagna (si fa per dire) di vaccinazione degli over 80, da far coincidere con lo screening Sardi e Sicuri - iniziato ieri, proseguirà oggi - targato Ats. Un mezzo pasticcio. Tamponi di qua, vaccini di là. Le prenotazioni? Online? Call center? Impossibile. E allora chi li chiama, gli anziani? Lasciamo (all'ultimo momento) che lo facciano i sindaci. E come? Utilizzando gli elenchi forniti dalla sanità regionale. Peccato, ha detto Onnis al Tg di Videolina, che in lista ci fosse persino qualcuno passato nel frattempo a miglior vita.

Sì, certo, l'Italia tutta è in ritardo sui vaccini. L'ha detto persino Mario Draghi. La speranza è che dopo l'ovvietà si corra ai ripari. Sarebbe dunque ingeneroso gettare la croce addosso alla politica e alla burocrazia sanitaria della Sardegna. Ma la tentazione è forte, visto che sui vaccini siamo se non ultimi quasi. Lo dicono i numeri e non i soliti giornalisti che montano i casi per il gusto amaro della polemica. Prendiamo il professor Andrea Crisanti, il virologo che coordina la campagna Sardi e Sicuri. Una grande mobilitazione che, con i suoi tempi, era partita il 4 gennaio (47 giorni fa) dall'Ogliastra per arrivare (ieri e oggi) nei 28 Comuni del Medio Campidano passando dal Nuorese. Ospite fisso di radio e tv, il virologo sedotto e abbandonato da Zaia, ha detto (anche) che i tamponi rapidi sono un elemento di distorsione, sono pistole ad acqua. Ma come, proprio lui che si affida in Sardegna agli antigenici per lo screening di massa?

Q ualcuno, in Consiglio regionale, dai banchi dell'opposizione, è andato a nozze: «Ma si può? Mi sono venuti i capelli dritti». Stessa reazione nelle stanze dei bottoni ma, ufficialmente, la linea è un'altra: le solite polemiche dei soliti giornalisti. Sì, vero, per lo screening di massa sono previsti due test a distanza di una settimana. Poi arriva il tampone molecolare per gli eventuali positivi. Ma il doppio passaggio è fatto o no con pistole ad acqua? Nessuna smentita sul punto. Resta in bella evidenza, invece, nei manifesti che invitano ad aderire alla campagna di screening della Regione, la scritta “Test antigenico anti Covid-19: rapido, sicuro, efficace”. Ci fermiamo qui, ricordando che sullo sfondo c'è una Regione, la Sardegna, che non ha un piano vaccinale. È arrivato ieri un “cronoprogramma”, tutti vaccinati sopra i 16 anni entro agosto. Nel frattempo può succedere che a Olbia parta la somministrazione delle prime 550 dosi di AstraZeneca e a Cagliari qualcuno non ne sappia nulla. Succede quando le decisioni passano dall'assessorato (politica e dirigenza, peraltro, sono espressione di partiti diversi) o dall'Ats. Succedeva in tempi ordinari, figurarsi oggi che c'è da combattere una pandemia. In fondo, l'ha detto Draghi, tutta l'Italia è in ritardo. Ed è stato persino spazzato via il progetto di Arcuri&Boeri, i padiglioni a forma di fiore nel cuore delle città. Alzi la mano chi li rimpiangerà. Intanto dal discorso di Draghi al Senato sono trascorsi quattro giorni. Cos'è cambiato? Sono state requisite caserme e fiere? Sono stati arruolati gli operatori sanitari che si sono candidati per somministrare i vaccini? Ma, soprattutto, il commissario Arcuri, a parte le ospitate in tv (a proposito, dagli schermi è sparito Walter Ricciardi), sta scatenando o no l'inferno per far arrivare i vaccini in dosi adeguate? Ci sarà un patto atlantico per le forniture? Oggi, intanto, è 21 febbraio, in un anno normale avremmo festeggiato la Pentolaccia. Certamente onoriamo la Quaresima, che proprio oggi inizia. E aspettiamo fiduciosi. Intanto anche alle nostre latitudini è ripartita la politica degli annunci. Per entrare in Sardegna, terra che deve (ri)diventare Covid-free (lo slogan, a dirla tutta, forse non porta bene), ci vuole un passaporto. Oggi, come l'estate scorsa, non è chiaro come, quando e dove averlo. Le imprese turistiche hanno già lanciato l'allarme («Evitiamo confusioni») e la variante inglese è arrivata senza bussare. In Sicilia, zitti zitti, un “passaporto” ce l'hanno e funziona. E il Governo non ha nemmeno sollevato problemi di lesa maestà. La sottile differenza tra dire «faremo» o «abbiamo fatto».

EMANUELE DESSÌ
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