R icordate l'inizio dell'anno scolastico? Sono passati tre mesi, anche se sembrano tre anni. Ricordate il sistema dei trasporti? Capienza massima 80%. Ricordate gli studenti “assembrati” prima alla fermata e poi a bordo? Era colpa loro, allargavano le braccia politici, burocrati e gestori delle metropolitane e delle linee di trasporto pubblico locale. Una vergogna che fa ancora girare… la giostra dell'umore. Adesso sta succedendo la stessa cosa per le resse in piazza. Dopo la lotteria dei colori, gli italiani, tanti italiani, sono scappati di casa.

P olitici, scienziati (o presunti tali), oltre alla solita cecchina del balcone accanto - armata di smartphone - fanno a gara nel denunciare assembramenti nelle vie dello shopping. Prendiamo Milano, tornata gialla dopo quasi due mesi di semireclusione. Ci sta che si abbia voglia di mettere il naso (coperto dalla mascherina, of course) fuori casa. Ma devono proprio farlo tutti assieme, direte? Ci mandiamo messaggini in una chat grande quanto la App Immuni (sic) per stabilire, noi italiani, chi va dove e a che ora? Oppure mandiamo la cavalleria per evitare che centinaia di sardi si infilino nell'imbuto di Bruncu Spina per vedere la neve? Già, la cavalleria. A Fonni lo Stato ha persino chiuso la sede della Polstrada. Tanto, comunque, la colpa è di quegli untori che per l'occasione avevano comprato gli scarponcini ai bimbi usando la carta di credito. In fondo, ce l'ha detto Giuseppe Conte di muovere l'economia con il cashback. Ci chiuderanno per le feste? Se è giusto così, la politica abbia il coraggio di decidere, magari con il conforto di scienziati credibili più di quegli esperti che fanno a spinte nei salotti tv, se non altro perché mostrano la copertina dell'ultimo libro prima di metterci la faccia. I comuni mortali non hanno nemmeno il conforto di passare a miglior vita con la dolorosa partecipazione di amici e parenti. La salute prima di tutto. Già, ma - rischio l'impopolarità - abbiamo assistito a un funerale in diretta tv dopo tutto c'era tranne il distanziamento sociale. Poi altrove li chiamano assembramenti. Qualcosa non torna. A proposito di scuola, se si dovesse ripartire il 7 gennaio, come si muoveranno i ragazzi? Con la slitta di Babbo Natale?

EMANUELE DESSÌ
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