Q quaranta giorni e quaranta notti sul Monte Sinai, per ricevere le tavole della legge. I sardi sono stati meno fortunati di Mosè: in quaranta giorni (e quaranta notti) hanno avuto appena cinque assessori e nemmeno un nome condiviso, in Aula, da mandare in cattedra il primo giorno di scuola. Che Christian Solinas e il centrodestra hanno (stra)vinto le elezioni regionali lo sappiamo dal 25 febbraio. Quaranta giorni fa. Parlare di falsa partenza è persino generoso. E poi i politici sardi hanno l'ardire di offendersi se i cavalli per la corsa dei sindaci vengono scelti ad Arcore dalle segreterie nazionali.

Solinas, che ieri ha giurato fedeltà alla Repubblica e alla Sardegna davanti a Giorgio Oppi (presidente dell'assemblea anche per meriti anagrafici), ha promesso che martedì annuncerà il resto della squadra. Non è chiaro se farà altri sette nomi o qualcuno in meno. Ed è ancora meno chiaro se in Giunta le donne saranno la metà o quasi. L'unica certezza è che tra gli undici alleati fame e sete (di potere e visibilità) hanno fatto più danni del Guttalax. La Lega non ha (avrebbe) alcuna intenzione di mollare. Rivendica il suo ruolo pesante nella rivincita sul centrosinistra e, numeri alla mano, come nella miglior tradizione griffata Cencelli, chiede quattro carte nel mazzo: tre per altrettanti assessori e l'ultima per la presidenza dell'assemblea. I Riformatori rinnovano fedeltà alla causa e al programma ma, senza due posti in Giunta, potrebbe essere appoggio esterno. (...)

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