E lisa, archeologa, ha iniziato a scavare una decina di anni fa - su concessione del Ministero dei Beni culturali - in un paese della Marmilla. Custodisce piccoli e grandi tesori nel laboratorio allestito nella vecchia biblioteca, accanto alla necropoli punica circondata dai melograni.

Nando, il sindaco, ha messo assieme 260 mila euro (non basteranno, e lo sa) per sistemare il Montegranatico. Sarà, un giorno, il museo archeologico della civiltà punica sviluppatasi anche in quest'angolo del sud Sardegna nel periodo in cui Cartagine ci mise gli occhi addosso a caccia di grano.

Nell'attesa, tra corredi funerari, monete e monili sistemati con cura da Elisa su banchi scolastici in disuso, catturano lo sguardo alcuni scheletri e due crani. Uno, in particolare, si porta dietro un mistero da due millenni e mezzo. Grazie agli “isotopi stabili”, un'antropologa ha scoperto che si tratta di una donna di colore, di origine subsahariana. La conferma archeologica, spiega Elisa, di un dato storico: intorno al terzo secolo avanti Cristo popolazioni di origine africana arrivarono in Sardegna. La nostra donna misteriosa era lei stessa una migrante ... ante litteram? Oppure era nata e cresciuta in Marmilla? Una storia suggestiva che gli addetti ai lavori conoscono ma che chi scrive ha scoperto per caso durante i viaggi straordinari di Sardegna Verde.

Mi piace condividerla con voi. Perché? Parafrasando Esopo, qual è la lezione di vita di questa favola, di questa storia? Quella trita e ritrita alle nostre latitudini. (...)

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