E mmanuel Carrère scrive un capolavoro, “Io sono vivo, voi siete morti”, biografia dello scrittore Philip Dick che con Asimov rimane il riferimento principe dei romanzi di fantascienza. Possiamo contare dunque su questa guida mostruosamente intelligente per addentrarci nell'indagine del mondo reale deviante e nelle paranoie, nei deliri e nelle visioni schizoidi dei libri di cui Dick fu vittima terminale più che autore. Un futuro gotico, marziano, allucinogeno.

Eppure, secondo me, nessuno come il romanziere William Gibson è riuscito ad anticipare e puntualizzare il mondo che ci aspetta, non solo concettualizzando l'impatto terrificante delle nuove tecnologie, ma soprattutto approfondendo gli aspetti sociali derivanti. “Neuromante”, “Giù nel Ciberspazio” e “Monna Lisa Overdrive”, la trilogia che l'ha reso famoso, e il mio preferito, “Luce Virtuale”, raccontano di umani innestati con tecnologie meccaniche e cibernetiche, del sottostrato digitale che diventa mondo reale a se stante, della potenza devastante della cultura cyber che non inventa ma riflette plasticamente lo scenario che si sta apparecchiando per noi. Un futuro che scardina qualsiasi paradigma attuale, perché niente come la tecnologia costringe a cambiare, ad adattarsi, a rifondarsi.

Ancora più interessante rimane però la descrizione di una società nella quale, a ben leggere, il fattore dominante è la dissoluzione delle istituzioni, esemplificata dalla metafora del crollo del Golden Gate Bridge che attraversa la baia di San Francisco. (...)

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