"Respira la tua vita ogni giorno come fosse la prima volta, trova una cosa che ami e falla finché non trovi qualcosa che ti piaccia di più. Innamorati, fatti spezzare il cuore, e poi innamorati nuovamente". Sono i passi più appassionati della lettera di Andrew Pochter, il 21enne statunitense ucciso nel corso delle dimostrazioni in Egitto, a uno dei ragazzini di 12 anni a cui aveva fatto da tutor un anno fa. "Mi spiace non poter essere presente al picnic per il tuo 'diplomà (uno dei passaggi di avanzamento nel corso dei campi estivi, ndr). Sono ad Alessandria, in Egitto, e sto insegnando l'inglese a ragazzi della tua età. Parlano tutti arabo ed è assai difficile per loro imparare la seconda lingua", ha scritto Andrew al ragazzino lo scorso giugno. Da appassionato cultore del mondo arabo, insegnava l'inglese a piccoli egiziani di 7-8 anni. "L'Egitto - continua il giovane ucciso lo scorso 28 giugno - in questo momento è un posto pericoloso, perché il Paese vive le conseguenze di una gigantesca rivoluzione politica. Sono spesso senza acqua e luce, ma ho molti amici egiziani che mi aiutano a prendermi cura di me". "Prova a non dimenticarmi. Se mai ti dovesse servire qualsiasi cosa, mandami una mail", conclude Andrew nella missiva, letta dalla sorella Emily nel corso del funerale del ragazzo. Il giovane volontario è stato accoltellato a morte il 28 giugno mentre guardava sfilare una manifestazione anti-Morsi. L'assassino, ha detto la famiglia, è uno dei dimostranti. "Voleva rendere il mondo un posto migliore", hanno raccontato commossi gli amici di Andrew.
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