Non c'è pace per il Venezuela. Con un'inflazione che secondo il Fondo Monetario Internazionale potrebbe arrivare al milione per cento entro fine 2018 e una repressione poliziesca del dissenso sempre più dura attuata, ora anche lasciare il Paese per cercare salvezza negli Stati confinanti diventa più difficile.

Ecuador, Perù, Brasile, Costa Rica e Colombia stanno stringendo le maglie degli ingressi ai cittadini venezuelani, ad esempio richiedendo il passaporto a chi varca i confini, un documento che per alcuni non è così facile da ottenere, vista la delicatissima situazione interna del Paese governato da Nicolás Maduro.

Anche se i dati sull'emigrazione dal Paese non sono aggiornati a questi ultimi giorni, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha registrato 135mila domande d'asilo venezuelane nei soli primi sette mesi di quest'anno, il 20 % in più rispetto all'intero 2017.

E sempre l'Onu stima che 2,3 milioni di venezuelani siano già fuggiti dal Paese negli ultimi tre anni, mentre le autorità colombiane prevedono un ulteriore esodo di 2 milioni di persone entro il 2020: stime che indicherebbero un'emorragia demografica senza precedenti, simile a quella che si sta verificando in Siria per la guerra civile.

Una famiglia venezuelana alloggiata nelle baracche provvisorie di Barranquilla, in Colombia. (Foto Ansa)
Una famiglia venezuelana alloggiata nelle baracche provvisorie di Barranquilla, in Colombia. (Foto Ansa)
Una famiglia venezuelana alloggiata nelle baracche provvisorie di Barranquilla, in Colombia. (Foto Ansa)

Dal canto suo, Maduro gioca la carta della "formula rivoluzionaria" per contrastare l'iperinflazione: un piano visionario per il recupero e la crescita economica basato sull'introduzione di una nuova moneta, il bolivar sovrano, togliendo d'imperio cinque zeri tolti al tasso di cambio con il dollaro e innalzando il salario minimo mensile di quasi il 6.000% dal prossimo mese. Intanto, però, la situazione resta esplosiva, e la crisi economica raggiunge picchi impensabili: basti pensare che per comprare un rotolo di carta igienica servono 2,6 milioni di bolivar.

"Questo è il mio programma di ripresa economica. È mio! E quando dico che è mio, intendo: è del popolo", ha annunciato via Twitter Maduro, mentre il Paese si risvegliava frastornato dal terremoto di magnitudo 7.3, interpretato sarcasticamente dalla popolazione come una metafora politica del regime venezuelano.

Un Governo che mostra sempre più crepe e che nel solo anno in corso ha dovuto sventare due complotti per abbattere Maduro, lo scorso maggio con una cospirazione di alti ufficiali militari e all'inizio di agosto con l'esplosione - la cui dinamica non è ancora ben chiara - di due droni durante una manifestazione in Caracas.

E tra chi fugge non pochi dichiarano che ormai una soluzione pacifica ai problemi del Paese non sia più possibile.

(Unioneonline/b.m.)
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