"Costruiremo il muro e voi lo pagherete, che vi piaccia o no". E poi: "Vi impegnate poco contro i cartelli del narcotraffico, invierò truppe Usa per risolvere la questione".

Toni e contenuti forti, quelli che secondo i media statunitensi avrebbe usato Donald Trump nella telefonata dello scorso 27 gennaio con il presidente messicano Enrique Peña Nieto.

Tutto smentito però dal governo di Città del Messico che, tramite la direttrice delle comunicazioni Claudia Algorri, ha fatto sapere che le notizie non hanno fondamento e che il colloquio telefonico tra i due leader è stato costruttivo.

"Nel corso della telefonata il presidente Peña Nieto è stato chiaro nel segnalare le differenze di posizioni", ha spiegato la Algorri.

Tuttavia, ha concluso, "il tono è stato costruttivo e i presidenti si sono accordati per continuare a lavorare e costruire un accordo positivo per entrambi i Paesi".

A rincarare la dose il portavoce del presidente messicano Eduardo Sanchez: "È assolutamente falso che il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di mandare soldati in Messico".

Dal canto proprio, la Casa Bianca ha poi gettato acqua sul fuoco, definendo la frase sull'invio di truppe "una battuta".

E lo stesso Trump, parlando all'annuale colazione di preghiera a Washington, ha smorzato le polemiche: "Quando sentite che sto avendo delle telefonate dure, non vi preoccupate", ha detto alla stampa.

"Il mondo è in difficoltà, ma lo sistemeremo: è questo quello che faccio, aggiusto le cose. Tutti i Paesi approfittano di noi, ma questo non accadrà più".

Alta tensione diplomatica viene riferita anche con l'Australia.

Secondo i media Usa il leader di Washington avrebbe avuto una conversazione telefonica infuocata con il premier Turnbull sul tema dei migranti e del terrorismo. LEGGI:

LA CRISI TRA USA E MESSICO PER IL MURO - VIDEO:

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