«L'unico crimine che ho commesso è stato difendere l'America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti».

Donald Trump scatenato dopo essere stato il protagonista di una giornata senza precedenti nella storia degli Usa: per la prima volta un ex presidente è finito sotto inchiesta penale e tecnicamente in stato di arresto.

L’ex inquilino della Casa Bianca si è consegnato nel blindatissimo tribunale di Manhattan per ascoltare i 34 capi d'imputazione a suo carico nel caso Stormy Daniels. Il castello accusatorio del procuratore Alvin Bragg gli ha imputato un tentativo di «cospirazione per minare l'integrità delle presidenziali del 2016» comprando il silenzio della pornostar, dell'ex coniglietta di Playboy Karen McDougal e di un portiere della Trump Tower che minacciava di rivelare un suo presunto figlio illegittimo.

The Donald, dopo aver menato fendenti sui social a destra e a manca, è entrato nel palazzo di Giustizia dal retro per il protocollo di rito, senza tv in aula (vietate dal giudice) ma con un manipolo autorizzato di fotografi che lo hanno immortalato sul banco degli imputati.

Donald Trump in aula (Ansa)
Donald Trump in aula (Ansa)
Donald Trump in aula (Ansa)

Prima è salito al settimo piano per le impronte digitali, poi al quindicesimo per la lettura dei 34 capi di imputazione. «Not guilty», non colpevole, si è dichiarato l'ex presidente, pronto a trasformare il futuro processo già fissato per gennaio 2024 in un'arena politica, convinto che lo aiuterà a mobilitare la base e a vincere la nomination repubblicana per la Casa Bianca.

Quindi è tornato nel suo bunker di Mar-a-Lago e da lì ha arringato i suoi sostenitori riuniti in uno dei saloni del resort. Un discorso di poco più di mezz'ora, durante il quale il tycoon – a cui sono state risparmiate le manette e la foto segnaletica che voleva usare come poster elettorale – è apparso provato e meno combattivo del solito.

Non ha tuttavia rinunciato a sferrare i soliti attacchi contro i suoi accusatori e il «sistema giudiziario corrotto, diventato ormai illegale», nonostante l'avvertimento del procuratore di New York a non incitare alla violenza. «Non ho mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America», ha detto Trump, mentre i suoi sostenitori urlavano «Usa, Usa!».

Sul palco con l'ex presidente i figli Eric e Donald jr, mentre erano assenti la moglie Melania, che pure lo ha accompagnato a Manhattan, e la figlia ed ex consigliera, Ivanka. Dopo aver ribadito che tutte le indagini a suo carico sono «persecuzioni politiche», il tycoon ha ricoperto d'insulti uno per uno i procuratori coinvolti: da Bragg, «pagato da George Soros», a Letitia James a Jack Smith, impegnato nell'inchiesta sulle carte top secret portate dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago, che ha definito un «pazzo». Tutti, secondo l'ex presidente, sono strumenti della «sinistra radicale» che hanno l'obiettivo di «fermarlo ad ogni costo».

Quindi è passato ad attaccare Joe Biden e la sua ex avversaria Hillary Clinton per l'email gate. «Vuole la terza guerra mondiale», ha tuonato Trump contro il presidente americano sostenendo che «quando era senatore ne ha combinate di tutti i colori ma nessuno lo ha arrestato».

Prima di salire sul palco del suo resort l'ex presidente aveva ribadito per l'ennesima volta che, nel caso per il quale è stato incriminato a Manhattan, «nulla è stato fatto illegalmente» accusando Bragg «di aver chiuso New York, mobilitato 38.000 agenti e speso 200.000 dollari di fondi della città per un accordo di non divulgazione legale da 130.000 dollari». È un'indagine «farsa», aveva attaccato Trump in una telefonata con i suoi sostenitori di ritorno da New York, assicurando i suoi supporter che «stiamo vincendo da otto anni e continueremo a vincere».

(Unioneonline/D)

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