Non si ferma il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid, quando ormai mancano due giorni al referendum per l'indipendenza della Catalogna che dovrebbe essere celebrato domenica 1 ottobre.

"Il referendum si terrà. Domenica si voterà pacificamente dalle 8 alle 20: nè il governo nè i cittadini catalani stanno facendo nulla di male", ha affermato il vicepresidente catalano Oriol Junqueras, denunciando lo "stato di eccezione" instaurato da Madrid.

Sono 5,3 milioni i cittadini chiamati al voto nei 6249 seggi suddivisi in 2315 collegi elettorali.

E sarebbero già pronte, ha spiegato Junqueras, le "alternative" per i seggi che potrebbero essere bloccati dalla polizia spagnola.

Il governo regionale ha anche presentato un modello delle urne elettorali: bianche, di plastica e con il logo della Generalitat.

Muro contro muro, insomma, perché se da un lato Barcellona va avanti come un treno, dall'altro Madrid continua a frenare.

"Ribadisco che non ci sarà alcun referendum il 1 ottobre", è la dichiarazione lapidaria del portavoce del governo spagnolo Inigo Mendez de Vigo, al termine del consiglio dei ministri.

E intanto re Felipe VI ha annullato tutti gli impegni pubblici di lunedì, giorno successivo al referendum. Per lo stesso motivo il primo ministro Mariano Rajoy non è andato al vertice europeo di Tallin.

Entrambi sono attesi da giorni difficili.

(Redazione Online/L)

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