Alessandro Sandrini, 33enne bresciano rapito nel 2016 al confine tra Siria e Turchia, è stato liberato a Idlib da un gruppo antigovernativo siriano, il "governo di salvezza".

Lo annuncia lo stesso gruppo, che ha pubblicato sui social le foto di Sandrini affermando che era nelle mani di una banda criminale.

"Mio figlio è libero, incubo finito. Si trova ancora in Siria ma nelle mani dei Carabinieri", conferma il padre.

Il bresciano era in viaggio in Turchia quando di lui si persero le tracce. Il 3 ottobre 2016 è salito a Orio al Serio su un volo che lo portò ad Adana, cittadina turca a 180 chilometri di Aleppo: "Vado in vacanza", aveva detto alla famiglia.

Poi qualche telefonata alla madre, quindi il nulla. Fino a luglio 2018, quando il giovane appare in un drammatico video in tuta arancione minacciato da due uomini a volto coperto armati di kalashinikov: "Chiedo all'Italia di aiutarmi, di chiudere rapidamente questa storia. Non ce la faccio più, sono in carcere da due anni. Mi hanno detto che mi uccideranno".

Ora la liberazione. Sarà ascoltato dalla Procura di Roma, per chiarire i dettagli del rapimento e cosa ci facesse in quella zona.

Sandrini è stato liberato dall'ala siriana della galassia di Al Qaeda.

Ora andrà ai domiciliari, su di lui infatti pende un'ordinanza di custodia cautelare. È imputato in due processi a Brescia: per rapina e ricettazione, per aver tentato di vendere dei tablet rubati, e per una rapina messa a segno poco prima di partire.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata