Accusato di aver stuprato e ucciso un'amica, è stato scagionato dopo aver passato 22 anni in cella grazie alla madre della vittima che ha trovato il vero assassino.

Protagonista di questo processo decisamente kafkiano è Christoper Tapp, che vive nello Stato Usa dell'Idaho e all'epoca dei fatti era ventenne.

LA STORIA - Il 13 giugno 1996 Angie Dodge, 18 anni, fu violentata e uccisa a coltellate nel suo appartamento. Dopo un anno, con il crimine ancora irrisolto, un amico della ragazza e dello stesso Tapp fu arrestato per un altro stupro, commesso con la minaccia di un coltello.

La polizia pensò che potesse essere anche l'autore dell'omicidio e interrogò Tapp per saperne qualcosa di più. Ma da un momento all'altro lo stesso Tapp si ritrovò nei panni del sospettato: "Gli agenti lo minacciarono con la pena di morte e gli dissero che se avesse detto ciò che volevano sentire gli avrebbero garantito l'immunità", racconta Vanessa Potkin, direttrice di Innocence Project, un'organizzazione che aiuta persone ingiustamente condannate a cui si è rivolta la madre della vittima.

Già, perché era proprio la madre della vittima la prima a non credere alla colpevolezza dell'uomo.

Comunque sia Tapp non ha ceduto al ricatto della polizia e si è ritrovato in cella. Anche se il suo Dna non corrispondeva a quello dell'aggressore. Il giovane inizialmente si proclamava innocente, ma a un certo punto ha confessato. Dopo un interrogatorio fiume, nel corso del quale è stato messo sotto torchio per trenta ore.

L'accusa chiese per lui la pena di morte, per fortuna non arrivò e Tapp fu "solo" condannato all'ergastolo.

Le prove? La sua confessione e la testimonianza di una donna, che disse di averlo sentito parlare del delitto ad una festa.

A POCO A POCO LA VERITÀ - Ma Carol Dodge, madre della vittima, non ci ha mai creduto. E ha iniziato una lunga battaglia per scagionare l'uomo e trovare il vero assassino della figlia. Ha chiesto e ottenuto i nastri della registrazione degli interrogatori e li ha ascoltati più volte, convincendosi che Tapp aveva confessato per via di un'eccessiva pressione psicologica degli agenti.

Nel 2014 ha contattato Innocence Project, che ha ottenuto una nuova prova del Dna. L'esito fu paradossale: l'imputato fu scagionato dallo stupro, non dall'omicidio. Carol Dodge non si è certo fermata, anzi, era ancora più convinta di avere ragione. Così si è rivolta a Cece Moore, un genealogista che riuscì a creare un profilo Dna da un campione degradato e identificò diversi parenti in un database, fino ad individuare Brian Leigh Dripps, che all'epoca dei fatti viveva di fronte alla casa della vittima.

L'uomo è stato arrestato, ha confessato di aver agito da solo e di non conoscere neanche Tapp. E persino la testimone che aveva senito Tapp parlare dell'omicidio ad una festa ha confessato alla madre di Angie che aveva mentito su pressioni della polizia.

Ora Tapp è stato scagionato da tutte le accuse. Potrà chiedere i danni, e molto probabilmente sarà lautamente risarcito. Ma chi gli restituirà quei 22 anni passati in cella? Gli anni della gioventù che non potrà mai più rivivere? E se fosse stato condannato a morte?

(Unioneonline/L)
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