Raid con i droni sul Cremlino, l’analista: «Kiev non c’entra, ecco cosa c’è dietro»
Secondo l’esperto militare ucraino Oleg Zhdanov, l’attacco potrebbe essere stato condotto da gruppi che si oppongono a Putin o addirittura dall’entourage dello stesso presidenteSpuntano due nuove ipotesi sull’attacco condotto con droni al Cremlino del 3 maggio scorso, che secondo le autorità russe aveva l’obiettivo di colpire Vladimir Putin.
A formularle è l’analista militare ucraino Oleg Zhdanov, che ha riferito che secondo alcuni testimoni oculari i droni lanciati sul palazzo nel centro di Mosca sarebbero arrivati da via Ordynska, cioè dalla zona est della capitale russa. Se, invece, precisa Zhdanov, fossero arrivati dal territorio ucraino – come è stato sostenuto - «sarebbero stati lanciati da ovest».
Secondo l'esperto, intervistato da Unian, dietro al raid potrebbe esserci un gruppo russo che si oppone a Putin. Oppure, questa la seconda ipotesi dell’analista, potrebbe essere stata una «messinscena» voluta dallo stesso presidente russo e dal suo entourage per evitare di partecipare alla parata del 9 maggio «per timore di un attacco».
«Quindi ci sono due opzioni. O è stato fatto dall'opposizione russa, che voleva davvero intimidire Putin e impedirgli di lasciare il suo bunker, o è stato inscenato dal presidente russo e dal suo entourage per evitare di partecipare alla parata del 9 maggio», ha concluso Zhdanov.
Dal canto proprio, le autorità ucraine hanno negato il proprio coinvolgimento nell’attacco, comunque sventato con l’intercettazione e l’abbattimento dei due velivoli.
(Unioneonline/l.f.)