"Abbiamo attaccato la Francia, preso di mira la popolazione, dei civili, ma non c'era niente di personale": sono le parole di Salah Abdeslam, principale accusato nel processo di Parigi per gli attentati del 13 novembre 2015, in apertura dell'udienza di oggi.

Riprende oggi il maxi-processo sugli attentati che il 13 novembre 2015 causarono la morte di 130 persone e il ferimento di altre centinaia tra il Bataclan, lo Stade de France e i locali del centro della capitale francese.

Dopo la registrazione delle parti civili e la sintesi dei fatti, la settimana scorsa, il processo si concentra ora sull'audizione degli inquirenti risaliti ai commando jihadisti responsabili di quella tragica notte di sangue. E sugli stessi jihadisti.

"Nulla di personale”, ha detto dunque Abdeslam, unico sopravvissuto delle persone che quella sera hanno seminato il terrore in Francia. “Gli attentati erano una risposta ai bombardamenti francesi sullo Stato islamico. L’obiettivo non è di rigirare il coltello nella piaga ma di essere sincero”.

"So che le mie frasi possono scioccare - ha continuato Salah - soprattutto delle anime sensibili. Ma il minimo che si possa dire alle vittime è la verità".

"Quando François Hollande prese la decisione di attaccare lo Stato islamico - ha detto l'imputato - sapeva che la sua decisione comportava dei rischi. Sapeva che prendendo quella decisione, dei francesi sarebbero morti".

"Gli aerei francesi che bombardano lo Stato islamico non fanno distinzione fra uomini, donne e

bambini", ha aggiunto, "abbiamo fatto subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo".

Per Salah i "terroristi, jihadisti radicalizzati" ai quali ci si è riferiti finora al processo sono in realtà "dei musulmani": "è islam autentico - ha proseguito – François Hollande ha detto che noi abbiamo combattuto la Francia a causa dei suoi valori, ma è una menzogna". 

(Unioneonline/L)

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