Presidenziali americane: Trump e Harris a confronto e il ruolo dell’Europa
L’assetto geopolitico mondiale potrebbe mutare notevolmente specie in ragione delle relazioni internazionaliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Joe Biden, dopo talune titubanze iniziali, si è determinato nel senso di cedere il passo alla propria vice, Kamala Harris, nella corsa alla Casa Bianca. Se, fino a quel momento, Donald Trump sembrava potersi considerare in posizione di vantaggio rispetto al suo sfidante Joe Biden, l’ingresso formale di Kamala Harris, quale suo diretto competitor, potrebbe contribuire a rendere non troppo scontata la vittoria del primo siccome ben potrebbe incidere (l’avvicendamento in corsa della Harris al suo predecessore si intenda) sul gradimento degli americani chiamati alle urne per eleggere il loro Presidente nel prossimo autunno.
E, a seconda che a prevalere possa essere l’uno e/o l’altra, l’assetto geopolitico mondiale potrebbe mutare notevolmente specie in ragione delle relazioni internazionali che potrebbero instaurarsi e/o consolidarsi nell’uno o nell’altro caso essendo assai differente l’impianto ideologico presupposto dell’agire dei due contendenti.
Partito Repubblicano e Partito Democratico ancora a confronto dunque. A dire di Donald Trump, «Kamala (sarebbe) ancora più facile da battere», mentre, con riferimento a Joe Biden, aveva dichiarato che lo stesso «è stato il peggiore della storia e tutti sapevano che non era idoneo». Con buona verosimiglianza, con queste parole, il tycoon intende mostrare agli americani tutti il proprio temperamento, offrire una immagine di sé che possa rassicurare il proprio elettorato sulla sua idoneità non solo ad essere il miglior sfidante che il Partito Repubblicano potesse scegliere per questa nuova tornata elettorale, ma anche l’unico a poter conseguire un risultato utile. E non solamente per le sue capacità comunicative, ma anche per quella nuova visione di “governance” che andrebbe a concretizzare se fosse rieletto per la seconda volta. Tanto più allorquando, con Trump presidente, e stando ai suoi annunci, si potrebbe giungere alla definizione dei conflitti in essere. E sempre che, pur essendo eletto, abbia realmente le potenzialità per tradurre siffatto intendimento in atto pratico.
Con buona verosimiglianza, gli americani, e non solo gli americani, sembrerebbero (il condizionale appare doveroso) maggiormente inclini ad auspicare una attenta ed efficace azione diplomatica finalizzata a riportare la pace. Per quanto concerne Kamala Harris, che durante il mandato di Joe Biden, nel suo ruolo di vice-presidente, pare non essersi distinta in maniera importante, la stessa potrebbe, considerati il suo vissuto e la sua esperienza pregressa anche come procuratrice del Paese e senatrice, rappresentare, tutto considerato, la sfidante maggiormente qualificata proprio per il suo porsi in antitesi con Donald Trump e proprio, ancora, per il suo porsi quale esempio di energia e di affermazione per le donne. Inoltre, la elezione di Kamala Harris alla presidenza potrebbe consentire, quanto meno sul piano delle relazioni tra Usa e Unione Europea, una certa continuità tanto per quanto concerne le politiche economiche, quanto in ordine alla impostazione del percorso politico ed alle scelte programmatiche nei contesti interessati dai conflitti, stante pure, precisamente, la necessità di continuare a prestare attenzione particolareggiata al Medio-Oriente per la strategicità della sua posizione nel panorama geopolitico mondiale.
Insomma, dicendolo altrimenti, l’elezione dell’uno o dell’altra dei due contendenti finirà per riflettersi in maniera importante anche sul futuro dell’Unione Europea e del suo ruolo. Con buona probabilità l’Unione Europea, al di là delle differenti “anime” che la compongono, sarà chiamata nel prossimo futuro ad assumere decisioni rilevanti in ogni ambito, e ad implementare il proprio potenziale diplomatico per essere unica ed autentica mediatrice tra popoli, per essere reale protagonista delle relazioni internazionali conservando la propria matrice ideologica e facendone suo significativo e distintivo elemento di forza. Sembra necessario un impegno costante per rinvenire, tra i Paesi Membri, una comunione di intenti sulle decisioni future da intraprendere sul piano delle relazioni, tanto con lo storico alleato americano, quanto con il versante sud del Mediterraneo e con la Cina, ponendosi quale punto di incontro tra le diverse civiltà e centro cruciale di interessi strategici. Il cosiddetto “Vecchio Continente”, per la sua caratteristica di porsi geograficamente tra due mondi, ben potrebbe divenire punto di incontro tra civiltà differenti e quindi riconquistare pienamente la propria centralità anche indipendentemente dallo scenario che si andrà a delineare a seguito delle prossime presidenziali americane.
Giuseppina Di Salvatore
(Avvocato – Nuoro)