I destinatari dei provvedimenti di arresto erano imputati nel processo "Dolmen", conclusosi in secondo grado con numerose pesanti condanne, tra cui 12 ergastoli (rispetto ai 21 inflitti in primo grado). I provvedimenti sono stati emessi dalla procura generale presso la Corte d'appello di Bari dopo che la Cassazione ha rigettato i ricorsi degli imputati. Le condanne di secondo grado risalgono al 24 gennaio 2008, quando la Corte d'assise d'appello di Bari concluse il processo a 72 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, una trentina di omicidi, traffico di armi e di sostanze stupefacenti, reati compiuti nel nord barese tra l'inizio degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta. Tra le persone libere finora arrestate figurano l'ergastolano Vincenzo Pellegrino e Ruggiero Tanzi, condannato a 30 anni.

SMANTELLATA UN'ORGANIZZAZIONE MAFIOSA. L'organizzazione che è stata smantellata dai carabinieri è quella che, all'epoca dei fatti contestati, era capeggiata da Salvatore Annacondia, storico boss del nord barese, imputato nei maggiori processi tenuti alla criminalità organizzata in Puglia e da anni collaboratore di giustizia. Per lui, in secondo grado, furono decise dalla corte condanne per alcune centinaia di anni, convertiti in 30 anni di reclusione, il massimo previsto per i cumuli di pena. La condanna all'ergastolo venne inflitta al presunto boss barese Antonio Capriati, al napoletano Giuseppe Eligiato, a Francesco Riccardi; due ergastoli per il boss del nord barese, Ruggiero Lattanzio; i fratelli Vincenzo e Salvatore Pellegrino, ricevettero rispettivamente due e tre ergastoli; due ergastoli infine per Salvatore Primavera. La pena di 30 anni di reclusione venne stata inflitta ai fratelli Cosimo Damiano e Francesco Cannito (che confessarono le proprie responsabilità nel corso del processo) e per Giuseppe Cannito, che patteggiò la pena. Furono invece assolti due soli imputati precedentemente condannati alla massima pena: i pregiudicati Nicola D'Ambrogio (accusato dell'omicidio di Vincenzo Tesse, per il quale venne condannato il boss Capriati) e Matteo Albano accusato di essere mandante dell'omicidio di Francesco Cognetti.
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