Le tensioni ai confini tra Russia e Ucraina rischiano di provocare un'escalation con l'entrata in campo degli Stati Uniti. L'amministrazione Biden, infatti, starebbe considerando l'invio nelle prossime settimane di navi da guerra nel Mar Nero.

Un avvertimento a Vladimir Putin e una mossa per sottolineare l'appoggio indiscusso di Washington nei confronti di Kiev.

Dal Pentagono non arrivano conferme, al momento si tratta solo di voci diffuse da alcune fonti dell'amministrazione Biden citate da Cnn. Non sono "voci" invece le parole della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, che ha parlato di "preoccupazione crescente" degli Usa per la situazione al confine russo-ucraino e sottolineato come la concentrazione di truppe inviate dal Cremlino non sia mai stata così alta dal 2014.

Secondo quanto trapelato, la marina militare Usa opera di routine nel Mar Nero. Ma, si spiega, per dispiegare nuove navi da guerra gli Usa devono dare un preavviso di almeno 14 giorni per l'eventuale ingresso. Questo in base all'accordo di Montreaux del 1936 che concede alla Turchia il controllo degli accessi allo specchio d'acqua attraverso lo Stretto del Bosforo. Non è chiaro quindi se questo preavviso sia già stato dato o meno ad Ankara.

Intanto un appello a una de-escalation e a una riduzione della presenza russa al confine con l'Ucraina è arrivato da Berlino, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che in una telefonata ha invitato Putin a lavorare per una distensione della situazione che rischia di sfociare in un nuovo conflitto.

Ma da Mosca non sembrano arrivare segnali incoraggianti.

"L'ingresso di Kiev nella Nato disintegrerà il Paese", l'avvertimento del Cremlino, secondo cui, inoltre, un'azione militare nel Donbass significherebbe l'inizio della fine dell'Ucraina come stato. "Vorrebbe dire spararsi un colpo a un piede", ha affermato il vice capo dello staff dell'ufficio esecutivo presidenziale russo, nonché consigliere di Putin per l'Ucraina, Dmitry Kozak.

(Unioneonline/L)
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