Francia nel caos: Emmanuel Macron esclude un governo di sinistra, fumata nera per il primo round delle consultazioni per la nomina del premier. Il presidente, messo con le spalle al muro dai propri deputati, guidati da un Gabriel Attal sempre più indipendente dall'Eliseo, ha liquidato in serata l'ipotesi di un premier proposto dalla gauche, prima coalizione delle legislative.

La sinistra ovviamente non ci sta, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise (LFI) conferma la richiesta di destituzione del presidente, il comunista Fabien Roussel esorta ad «una grande mobilitazione popolare nei prossimi giorni».

Per Mélenchon, la situazione creata da Macron è «di eccezionale gravità». Macron ha suggellato il fallimento annunciando «un nuovo round di consultazioni» con i rappresentanti dei partiti e alcune «personalità» oggi. Nel mirino dell'Eliseo ci sono le mosse del Nuovo Fronte Popolare, vincitore delle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio con 193 seggi in Assemblée Nationale, ma molto lontano dalla maggioranza assoluta di 289.

Macron esclude dalle nuove consultazioni le estreme: France Insoumise di Mélenchon, Rassemblement National di Marine Le Pen e i suoi alleati di Eric Ciotti. Fonti vicine al presidente indicano che per il capo dell'Eliseo sono loro i «responsabili dello stallo» attuale. A poco meno di due mesi dal risultato delle elezioni, il Paese resta in una situazione inedita nella Quinta repubblica, senza un governo e con posizioni dei partiti ormai cristallizzate. 

Macron, nel suo documento a fine consultazioni, ricorda i motivi che lo hanno spinto alla drastica decisione: un governo scelto dalla sinistra «disporrebbe immediatamente di una maggioranza di oltre 350 deputati contro di sé, che gli impedirebbe di agire». Da oggi nuovo round di colloqui in quello che sembra un vicolo cieco per la Francia, anche nel caso di nomina di un premier esterno ai partiti da parte di Macron.

(Unioneonline/D)

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