Compleanno amaro, ieri, per Donald Trump. Alla sua tanto voluta parata per festeggiare i 250 anni dell'esercito, il presidente è arrivato frustrato dopo otto giorni infuocati fra le proteste a Los Angeles, il litigio con Musk, le proteste contro le sue politiche e una nuova guerra in Medio Oriente che rischia di metterlo in forte difficoltà, a casa come all'estero.

Prima di arrivare sul palco per la parata, il tycoon ha sentito Vladimir Putin: una telefonata a tutto campo sulle crisi che stanno facendo tremare il mondo, la guerra Iran-Israele e quella in Ucraina. Lo zar, riferiscono i media russi, ha condannato gli attacchi israeliani, riferendo anche dei colloqui avuti venerdì con il premier Netanyahu e il presidente iraniano Pezeshkian mentre il tycoon ha parlato di 'situazione allarmante'. Entrambi convinti della necessità di tornare al tavolo dei negoziati sul nucleare, anche alla luce del naufragio del sesto round dei colloqui che era in programma a Muscat.

Nessun altro dettaglio sulla telefonata, al netto di una disponibilità di Mosca di riprendere i colloqui a breve anche con Kiev, mentre il Medio Oriente in fiamme è ormai una preoccupazione globale.

Anche Pechino resta in campo con il suo ministro degli esteri Wang Li, che ha sentito Teheran e Gerusalemme, "condannando il brutale attacco di Israele" con l'omologo iraniano Araghchi. «E' un imperativo adottare misure immediate per evitare l'escalation, impedire che la regione sprofondi in un tumulto più profondo e tornare alla diplomazia per risolvere i problemi, ha invece detto al ministro israeliano Sa'ar.

Trump ha trascorso buona parte della campagna elettorale proponendosi come un presidente di pace ma finora non è riuscito a risolvere nè la guerra in Ucraina nè a risolvere la questione Gaza, che aveva promesso essere in grado di chiudere in poco tempo. E ora il pericolo è quello di un conflitto ben più ampio in Medio Oriente che coinvolga gli Stati Uniti. Con il presidente già al centro delle critiche.

(Unioneonline)

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