L’Assemblea generale dell’Onu chiede a gran voce un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Un pronunciamento netto: 153 i voti a favore, 10 i contrari (tra cui Usa e Israele), 23 gli astenuti, tra cui Italia, Germania, Gran Bretagna e Ucraina.

Stati Uniti e Israele dunque sempre più isolati, tanto che Joe Biden, pur continuando a sostenere l’alleato, accusa apertamente Benjamin Netanyahu di non volere una soluzione a due Stati e invoca un «cambiamento».

Ma il premier israeliano tira dritto: «La guerra contro Hamas continuerà nonostante le pressioni internazionali. Andremo in fondo, non c’è dubbio. Niente ci fermerà, neanche le pressioni internazionali, andremo fino in fondo, finché non saremo vittoriosi».

L'assemblea Onu era stata chiamata ad esprimersi su una bozza di risoluzione (non vincolante) analoga a quella presentata venerdì scorso in Consiglio di Sicurezza, e respinta per il veto Usa. «Un cessate il fuoco andrebbe solo a beneficio dei terroristi», ha detto in sede di dibattito l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan, mentre gli Stati Uniti hanno presentato un emendamento per chiedere una «condanna all'attacco di Hamas del 7 ottobre». L'aula tuttavia ha bocciato il documento Usa.

La risoluzione, che esprime anche «la grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza», ha ottenuto i sì, tra gli altri di Russia, Cina e Germania.

«Israele sta perdendo il sostegno del mondo», ha detto Biden, richiamando Netanyahu a «rafforzare e cambiare il suo esecutivo per trovare una soluzione a lungo termine al conflitto». Un invito a far fuori i falchi di ultradestra che sostengono i coloni.

«Il mondo è in grande maggioranza dalla parte del popolo palestinese e della sua giusta causa», ha commentato la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen (Anp). «Il mondo - ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce di Abu Mazen - conferma il suo rifiuto dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, del suo allontanamento dalle sue terre. Il governo occupante deve prendersi la responsabilità dei risultati del voto e affrontarli seriamente».

(Unioneonline/L)

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