Il Covid continua a flagellare l’India ed è una vera e propria emergenza nquella che si sta verificando, nelle ultime ore, nei crematori del Paese, dalla capitale, Delhi, alle altre grandi città. Da giorni le strutture autorizzate non riescono più ad accettare i cadaveri per lo svolgimento dei riti funebri secondo la tradizione induista. Manca ormai la legna per le pire, mentre i crematori elettrici funzionano a pieno ritmo 24 ore su ventiquattro.

Gli operatori dei più grandi crematori della capitale stanno aggiungendo nuove piattaforme, ma i familiari delle vittime pubblicano sui social le immagini strazianti delle pire "fai-da-te", che nella notte bruciano illegalmente lungo le rive del già inquinatissimo fiume Yamuna.

"Siamo al collasso", hanno fatto sapere anche gli addetti dei Ghat di Varanasi, la città sulle rive del Gange dove tradizionalmente si svolgono le cremazioni. Non resta un metro di terra libero neppure nei cimiteri musulmani e cristiani della capitale, che spesso sono affiancati gli uni agli altri: "È la prima volta che accade da quando questo cimitero esiste", ha detto il responsabile dello storico Jadid Qabristan Ahle Islam, il famoso cimitero musulmano di Delhi sovrastato dalla metropolitana. "I parenti ci supplicano di seppellire i loro defunti, ma non abbiamo proprio più spazio". 

I CASI – Con 2.771 nuovi decessi nelle ultime 24 ore l'India ha raggiunto quasi 200mila morti dall'inizio della pandemia. Lo dicono i dati diffusi oggi dal Ministero alla Salute secondo cui i nuovi contagi restano sopra quota 300mila (oltre 323mila nell'ultimo giorno).

Secondo gli esperti, i dati sono però sottostimati, e sia le morti che i nuovi contagi rischiano di essere almeno il doppio di quelli riportati. Un'inchiesta delle rete televisiva NDTV ha rivelato che la settimana scorsa almeno 1.150 decessi non sono stati inclusi nel conteggio ufficiale della capitale. 

(Unioneonline/v.l.)

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