Ha preso il via a Berlino la conferenza di pace per la Libia.

All'incontro sono presenti sia il leader del governo di accordo nazionale Fayez al-Sarraj sia il generale Khalifa Haftar; entrambi sono arrivati ieri nella capitale tedesca.

Partecipano al vertice anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

"L'Europa deve fare autocritica. Gli europei sono arrivati troppo tardi", ha detto Sarraj al Welt am Sonntag.

Il primo ministro si è detto deluso anche per le divergenze delle posizioni in Europa sulla questione libica, con la Francia più favorevole al rivale Haftar. "Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l'offensiva di Khalifa Haftar, e che aiutasse a risolvere la crisi attuale".

"L'Europa deve fare autocritica. Gli europei sono arrivati troppo tardi", ha aggiunto.

IL DOCUMENTO - Durante l'incontro verrà discusso un documento, i cui contenuti sono stati diffusi nei giorni scorsi dai media internazionali.

Un testo che fino all'ultimo potrebbe subire limature e cambiamenti e su cui restano al lavoro gli sherpa dei partecipanti al summit: Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Onu, Unione africana, Unione europea, Lega araba e Usa.

Nel dettaglio, il testo chiede "una tregua attuata da tutte le parti interessate" e "passi credibili verso lo smantellamento di tutti i gruppi armati e delle milizie".

Previsto in tal senso un ruolo dell'Onu con "l'istituzione immediata di comitati tecnici per monitorare e verificare l'attuazione del cessate il fuoco".

La bozza prevede anche "la cessazione di tutti i movimenti militari da parte o in supporto diretto delle fazioni in conflitto".

Nel testo si chiede infine "l'istituzione di un Consiglio di presidenza funzionante e la formazione di un governo libico unico, unificato, inclusivo ed efficace approvato dalla Camera dei rappresentanti".

A creare ulteriore tensione in una trattativa già complicata è stata ieri la chiusura dei terminal petroliferi del golfo della Sirte, arrivata dietro ordine di Haftar.

Una mossa tesa a prosciugare le finanze dei rivali di Tripoli bloccando le esportazioni ma probabilmente, vista la tempistica, mirata anche a fare sentire tutto il peso dell'uomo forte di Bengasi sulle trattative in corso nella capitale tedesca.

(Unioneonline/F)
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