Cinque mesi fa il caos, le accuse e le polemiche anche internazionali.

Oggi la Romania torna al voto dopo la consultazione vinta dall'estremista di destra filorusso Calin Georgescu e annullata da una clamorosa decisione, a soli due giorni dal ballottaggio, dalla Corte costituzionale che invalidò la vittoria per irregolarità finanziarie nella campagna elettorale di Georgescu e per presunte pesanti ingerenze russe veicolate attraverso TikTok.

Mentre in queste ore hacker filorussi hanno lanciato un cyberattacco contro siti governativi e del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu – l’attacco è stato rivendicato dal gruppo NoName057(16) – è sorpresa al seggio: George Simion, il candidato dell'ultradestra favorito, si è presentato proprio con Georgescu. «Ho votato con Calin Georgescu. Siamo qui con una sola missione, il ripristino dell'ordine costituzionale, il ripristino della democrazia», ha detto Simion. «Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo romeno, che voglio servire. Siamo qui con un solo desiderio, fare giustizia per la Romania».

Con Georgescu escluso dalla competizione, i sondaggi danno largamente favorito Simion, anch'egli esponente dell'ultradestra nazionalsovranista con posizioni filorusse, anti-Ue e anti-Nato, contrario a ulteriori aiuti militari all'Ucraina. E anche lui molto attivo sul social cinese.

Sono in totale undici i candidati in lizza, ma la competizione si concentra su quattro figure: oltre a Simion, leader del partito di estrema destra Aur (Alleanza per l'Uniine dei Romeni), dato dai sondaggi in una forbice tra il 29% e il 34%, tra i favoriti figurano il liberale Crin Antonescu, esponente moderato sostenuto dalla coalizione di governo Psd-Pnl-Udmr con un consenso oscillante tra il 21% e il 26%; Nicusor Dan, sindaco indipendente di Bucarest e riformista pro-Ue, che oscilla tra il 19% e il 23%; e Victor Ponta, ex premier socialdemocratico, anch'egli indipendente, ma candidato con una piattaforma di orientamento nazionalista, e che può contare su percentuali minori di consenso.

Pur essendo il grande favorito, George Simion difficilmente potrà affermarsi già al primo turno di oggi, e i sondaggi ritengono molto probabile un ballottaggio il 18 maggio, con Antonescu e Dan in lotta per il secondo posto e l'accesso al secondo turno.

Quel che è certo è che il risultato di queste elezioni è destinato ad avere ripercussioni profonde, non solo sull'orientamento politico interno della Romania, ma anche sul suo ruolo in seno all'Unione Europea e sul rapporto con gli alleati occidentali della Nato, considerando la posizione strategica del Paese balcanico nel quadrante sudorientale dell'Alleanza atlantica e al confine con l'Ucraina in guerra.

La possibilità di una svolta nazionalista e sovranista è concreta, e temuta in Europa, ma con il probabile ballottaggio resta aperta la strada a una riconferma della linea filo-europea. Il nuovo presidente subentrerà al liberale Klaus Iohannis, dimessosi in febbraio dopo due mandati quinquennali consecutivi, e sostituito ad interim da Ilie Bolojan.

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata