L'infermiere che assisteva Diego Armando Maradona – Ricardo Almiron, 37 anni – è stato il primo dello staff medico del campione argentino a essere sentito in Procura di San Isidro (Buenos Aires) nell’ambito delle indagini per omicidio colposo relative al decesso dell’ex calciatore, avvenuto il 25 novembre dello scorso anno in circostanze ancora da chiarire.

L’operatore sanitario ha negato di aver abbandonato il suo paziente a una lenta agonia, affermando che gli fosse "stato ordinato di non svegliarlo".  

L’uomo è sospettato di non aver detto la verità dichiarando che l’ex giocatore dormiva e respirava normalmente poche ore prima della sua morte, mentre l'autopsia ha appurato che stava già agonizzando. L’esame ha mostrato che Maradona è morto per un attacco di cuore, poche settimane dopo essersi sottoposto a un intervento chirurgico al cervello per un coagulo di sangue.

All'infermiere "era stato ordinato di non svegliare il paziente", ma tuttavia "aveva svolto il suo compito" di sorveglianza, ha fatto sapere il legale di Almiron, Franco Chiarelli, al termine del lungo interrogatorio.

"Il mio cliente ha sempre trattato Maradona come un paziente con implicazioni psichiatriche e problemi legati all'astinenza", ha aggiunto l'avvocato.

Nei prossimi giorni altri saranno ascoltati in Procura altri sei membri dell'équipe medica di Maradona, tra cui il suo medico personale e psichiatra.

L’inchiesta sta cercando far emergere eventuali negligenze professionali da parte degli operatori sanitari che seguivano il Pibe de oro.

(Unioneonline/F)

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