Pechino ha messo al bando la trasmissione sulle sue tv delle partite di Nba, che sono molto seguite in Cina.

A scatenare quello che è un vero e proprio caso diplomatico è stato un tweet di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets, squadra in cui ha militato la star cinese Yao Ming.

Nel mirino del governo cinese è finito un tweet in cui Morey solidarizza con le proteste pro democrazia di Hong Kong

"Crediamo che qualsiasi commento che sfidi la sovranità nazionale e la stabilità sociale non siano nell'ambito della libertà di parola. A questo scopo, il canale sportivo della Cctv (la tv di Stato, ndr) ha deciso di sospendere immediatamente i piani sulla trasmissione delle partite Nba di pre campionato e avvierà immediatamente un'indagine sulla cooperazione e la comunicazione che coinvolge l'Nba", si legge in un comunicato diffuso sui social network dalla tv di Stato cinese.

I Rockets, intanto, sono già stati scaricati dai principali sponsor cinesi, e il nome della squadra è sparito da tutte le ricerche su Alibaba e JD.com, le due principali piattaforme locali dell'e-commerce.

L'Nba si è dissociata dai commenti di Morey, difinendoli "disdicevoli", e si è presa molte critiche in patria, con l'accusa di essersi piegata a Pechino. Ma il numero uno della lega di basket statunitense Adam Silver, anche per smorzare le polemiche, ha precisato: "I valori di uguaglianza, rispetto e libertà di espressione hanno sempre caratterizzato l'Nba e continueranno a farlo. Nba non si metterà nella posizione di regolare su quello che giocatori, dipendenti e proprietari di squadre possono o non possono dire sui diversi temi".

Ancora: "Negli ultimi tre anni l'Nba ha sviluppato una grande affinità con la Cina. Come altri grandi marchi, anche noi portiamo la nostra attività in posti che hanno diversi sistemi politici. Ma i valori di uguaglianza, rispetto e libertà di espressione hanno da sempre caratterizzato Nba e continueranno a farlo".

SOUTH PARK - Non solo l'Nba. La censura di Pechino ha colpito anche una delle più amate serie televisive animate, South Park.

Il motivo? Un episodio decisamente sgradito al governo cinese. "Band in China" è il titolo della puntata, una critica di come Hollywood modelli i suoi contenuti per evitare di farsi censurare dal governo cinese.

"South Park non ha mai avuto paura di essere offensivo, motivo per cui ora in Cina praticamente non esiste più", scrive l'Hollywood Reporter. "Ogni clip dell'episodio, qualsiasi discussione online, streaming e social sono state completamente cancellate dal governo".

Quando l'episodio è scomparso dal Web in Cina, Stone e Parker (autori della serie) hanno risposto a modo loro: "Queste sono scuse ufficiali alla Cina. Come l'Nba, diamo il benvenuto ai censori cinesi nelle nostre case e nei nostri cuori. Anche noi amiamo i soldi più della libertà".

(Unioneonline/L)
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