I bambini più poveri che vivono nelle aree urbane, in un Paese su quattro, hanno maggiori probabilità di morire prima di compiere 5 anni rispetto ai bambini più poveri che vivono in aree rurali.

Sono i dati che emergono dall'ultimo rapporto dell'Unicef, ribaltando quello che potrebbe essere un luogo comune.

Il dossier (dal titolo emblematico, "Vantaggio o paradosso") rivela che "non tutti i bambini nelle aree urbane traggono beneficio dal cosiddetto 'vantaggio di vivere in città' con l'idea che stipendi maggiori, infrastrutture migliori e prossimità ai servizi garantiscano alle persone che vivono in città vite migliori. Al contrario, le disuguaglianze, l'esclusione e le sfide per il benessere, come rischi ambientali e per la salute, nelle città possono sfociare insieme in un 'paradosso urbano' in cui molti residenti nelle città, fra cui bambini, subiscono e soffrono maggiori privazioni gravi rispetto ai loro coetanei che vivono in aree rurali".

Dal punto di vista dell'istruzione, "i bambini più poveri che vivono in aree urbane, in un Paese su sei, hanno minori probabilità di completare la scuola primaria rispetto ai loro coetanei nelle aree rurali".

"Per i genitori che vivono in aree rurali, a prima vista, le ragioni per migrare verso le città sembrano ovvie: maggiore accesso al lavoro, all'assistenza sanitaria e a opportunità formative per i loro bambini - ha dichiarato Laurence Chandy, direttore dell'Unicef per dati, ricerca e politiche -. Ma non tutti i bambini che vivono in città ne stanno beneficiando in maniera eguale".

"I bambini dovrebbero essere centrali nella pianificazione urbana, ma in molte città vengono dimenticati, tagliati fuori dai servizi sociali negli slum e negli insediamenti informali, ed esposti a rischi ambientali e per la salute a causa del sovraffollamento - ha aggiunto Chandy -. Attuare delle soluzioni per lo sviluppo e la pianificazione urbana è fondamentale per fermare queste disparità sociali ed economiche".

(Unioneonline/D)
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