Spiragli di trattativa nella guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina

Dopo aver avvisato la Germania, la Francia e naturalmente il suo principale alleato, gli Stati Uniti, il premier israeliano Naftali Bennett è volato a sorpresa a Mosca da Vladimir Putin per tentare una mediazione nel conflitto ucraino. Dopo un colloquio durato tre ore con lo “zar”, ha telefonato al presidente ucraino Volodymr Zelensky ed è volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dopo aver sentito anche Emmanuel Macron, a conferma che probabilmente qualcosa si muove. 

Pur non appartenendo né alla Ue né alla Nato, anche Israele è a tutti gli effetti considerata una nazione dello schieramento occidentale, ma è anche l'unico Paese occidentale che può vantare relazioni privilegiate sia con la Russia che con l'Ucraina (dove vive una comunità di circa 50.000 ebrei, tra cui lo stesso presidente Volodymyr Zelensky).

SALTANO I CORRIDOI UMANITARI – La decima giornata di guerra si è aperta con l'annuncio della tregua da parte del ministero della Difesa russo, per fare uscire 200mila civili da Mariupol e 15mila da Volnovakha. In poco tempo, però, le speranze di un'evacuazione significativa sono state gelate. Le autorità locali della città portuale nel sud-est hanno annunciato un rinvio delle operazioni per motivi di sicurezza perché i russi hanno "continuato a bombardare".

I corridoi umanitari in Ucraina, almeno per il momento, sono saltati, lasciando intrappolate centinaia di migliaia di civili nelle città assediate dai russi.  La speranza è che domani possa essere il giorno buono per evacuare donne, bambini e anziani, ha spiegato il governo di Kiev, che sta preparando evacuazioni anche dalla capitale, Sumy, Kharkiv e Kherson. Per lunedì, intanto, è stato convocato il terzo round di negoziati.

L’AVANZATA – L'avanzata russa in tutto il Paese oggi non ha registrato significativi progressi mentre nel sud gli ucraini hanno annunciato di aver ripreso il controllo della città portuale di Mykolayv.

A Kiev le truppe russe vanno avanti con una campagna di raid lungo la periferia della capitale ma sono ancora lontane dal centro. In questa fase, le speranze in un effettivo cessate il fuoco, almeno temporaneo, sono affidate ai negoziati Mosca-Kiev che, nonostante tutto, non si sono ancora arenati. 

QUI USA – La guerra intanto spinge Joe Biden, facendolo risalire nei sondaggi ai livelli precedenti la debacle in Afghanistan: secondo la rilevazione NPR/PBS NewsHour/Marist, il consenso complessivo per il presidente è schizzato al 47%, con un balzo di 8 punti rispetto ad un mese fa, e di ben 18 punti per la gestione della crisi ucraina, promossa dal 52% degli americani.

Il presidente cerca ora di rassicurare il fianco orientale della Nato, inviando nell'Europa dell'est anche la sua vice Kamala Harris, dopo il segretario di stato Antony Blinken, che oggi in Polonia ha visitato i rifugiati al confine con l'Ucraina e promesso 2,7 miliardi di dollari per sostenerli. Blinken sta facendo pressing anche su Pechino, cui oggi ha ricordato che "il mondo sta guardando per vedere quali nazioni difendono i principi fondamentali della libertà, dell'autodeterminazione e della sovranità".

QUI CINA – La Cina ha reagito in modo costruttivo, chiedendo lo stop dei combattimenti, il dialogo Usa-Nato-Ue-Russia per una soluzione pacifica ("prestando attenzione all'impatto negativo della continua espansione verso est della Nato sulla sicurezza della Russia") e il rispetto della carta dell'Onu. Ma ne ha approfittato pure per ricordare a Washington di "smettere di sostenere l'indipendenza di Taiwan" tornando al principio della “Unica Cina”. E si scalda anche un altro possibile protagonista negoziale: il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan domani avrà un colloquio telefonico con Putin.

(Unioneonline/D)

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