Trent’anni fa l’orrore di Srebrenica: oltre 8mila civili massacrati dai serbo-bosniaci
L’11 luglio 1995 le truppe del generale Mladic torturarono e uccisero migliaia di uomini, donne e bambini musulmaniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Trent’anni fa l’orrore di Srebrenica, la cittadina bosniaca teatro del più grave massacro di civili in Europa dalla Seconda guerra mondiale.
Era l’11 luglio 1995 quando l’esercito serbo-bosniaco comandato dal generale Ratko Mladic (oggi 83enne, condannato all’ergastolo per crimini di guerra) si macchiò di un eccidio indiscriminato – preceduto da stupri, torture e mutilazioni - di uomini, donne e bambini musulmani, in una delle pagine più nere del conflitto che segnò la dissoluzione della Federazione Jugoslava.
Le Nazioni Unite hanno proclamato l'11 luglio Giornata internazionale di commemorazione del genocidio di Srebrenica e oggi al Cimitero Memoriale di Potocari, alle porte della cittadina martire, si sono tenute cerimonie ufficiali con la partecipazione, unitamente ai familiari e parenti delle vittime, di numerosi responsabili politici e religiosi locali, e di rappresentanti europei e delle istituzioni Ue.
Degli oltre 8 mila civili bosniaci musulmani sterminati in pochi giorni nel luglio 1995, quelli i cui resti sono stati riconosciuti e identificati sono finora 6.765. I resti di altre 250 vittime sono stati tumulati al di fuori di tale complesso di Potocari, in altri cimiteri locali, su decisione dei familiari, mentre un altro migliaio di vittime risultano ancora oggi disperse.
Proprio oggi, nel corso delle commemorazioni, sono stati sepolti i resti di altre sette vittime del genocidio, identificate nel corso degli ultimi 12 mesi.
L’ambasciatrice d’Italia in Bosnia-Erzegovina Sarah Eti Castellani ha letto un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel quale si «condanna con forza la pulizia etnica e i nazionalismi, insieme alla diffusione dell'odio e ai tentativi di negare il genocidio, auspicando la riconciliazione, la convivenza pacifica e la prospettiva di integrazione europea per i popoli dei Balcani».
A 30 anni dalla tragedia di Srebrenica non sono pochi infatti coloro che continuano a negare l’eccidio, con il procuratore capo del tribunale dell'Aja Serge Brammertz che ha denunciato un aumento del numero di negazionisti e di casi di glorificazione dei criminali di guerra. Fermi nella negazione del genocidio di Srebrenica restano serbi e serbo-bosniaci, che lamentano dal canto loro i doppi standard e il silenzio della comunità internazionale sulle migliaia di civili serbi massacrati dalle forze bosniache musulmane a Bratunac e altre località vicine, nella stessa regione di Srebrenica, a ridosso del confine fra Bosnia-Erzegovina e Serbia.
Per il genocidio di Srebrenica e l'assedio di Sarajevo sono state emesse finora una cinquantina di condanne per oltre 700 anni di carcere a carico di ex militari, poliziotti e dirigenti dei servizi di sicurezza serbi.
All'ergastolo sono stati condannati i due principali responsabili, oltre a Mladic anche Radovan Karadzic, leader politico dei serbi di Bosnia. Entrambi in precarie condizioni di salute, sono detenuti il primo nel penitenziario del tribunale dell'Aja a Scheveningen, il secondo in un carcere dell'Isola di Wight, nel sud della Gran Bretagna.
(Unioneonline)