Sono sei le persone estratte vive finora dalle macerie del forte terremoto che ha sconvolto ieri la Croazia.

Una scossa fortissima, di magnitudo 6.4, che poco dopo mezzogiorno, precisamente alle 12.19, ha fatto tremare anche il nord-est dell'Italia e l'Adriatico, da Trieste fino a Napoli. A seguirla alcune scosse anche nel Veronese e fino all'alba di oggi.

Distrutto il centro della piccola città di Petrinja, a circa 50 chilometri da Zagabria, dove si scava ancora sotto le macerie per cercare di salvare le persone rimaste intrappolate.

Sette i morti fino ad ora accertati, fra loro una ragazzina di appena 12 anni, e moltissimi i feriti anche gravi. Le immagini che rimbalzano da Petrinja, centro con 20mila persone, fanno temere che il tragico bilancio sia destinato a crescere.

"COME A HIROSHIMA" - Tantissimi i crolli di case e edifici - tra cui l'ospedale locale ed un asilo - in particolare nel centro della cittadina, trasformata in pochi secondi in un cumulo di macerie fumanti e polverosi. Dolore e panico tra la popolazione che si è riversata per le strade alla disperata ricerca di parenti, irraggiungibili per le immediate interruzioni nell'erogazione di energia elettrica, dei collegamenti telefonici e della rete internet.

Il sindaco di Petrinja Darinko Dumbovic, affranto dinanzi alla sua città distrutta, ha paragonato lo scenario che si sono trovati davanti i soccorritori a Hiroshima. Il presidente croato Zoran Milanovic, accorso a Petrinja con il premier Andrej Plenkovic, si è mostrato scioccato, evocando Grozny, la capitale della Cecenia distrutta nella guerra degli anni novanta con le forze russe.

Notevoli i danni anche a Sisak, cittadina più grande e principale centro della regione colpita, e nella stessa capitale Zagabria, già interessata da un altro forte terremoto di magnitudo 5.5 il 22 marzo scorso.

In quell'occasione migliaia di edifici erano rimasti danneggiati soprattutto nel centro storico di Zagabria, con danni per una decina di miliardi di euro.

I DANNI - La nuova forte scossa ha causato altro danni, in particolare alle sedi del governo e del parlamento della Croazia, che sono state velocemente evacuate. Nelle località colpite, insieme alla squadre della protezione civile, stanno affluendo centinaia di militari dell'Esercito, impegnati ad allestire tende e container per i tanti sfollati che si preparano ad affrontare una notte fuori casa, al freddo e con nuove paure. E al terremoto si aggiunge l'emergenza sanitaria per la pandemia di Covid-19. Il governo ha deciso di abolire l'obbligo delle autocertificazioni per gli spostamenti tra le varie regioni.

GLI AIUTI - Sul posto sono in arrivo aiuti da vari Paesi, compresa l'Italia, che ha inviato un'unità della protezione civile. Solidarietà alla dirigenza croata è stata espressa dai vertici dell'Unione europea, a cominciare dalla presidente della commissione Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che hanno promesso aiuti al Paese ex jugoslavo, ultimo stato ad aderire alla Ue nel luglio 2013.

Il violento sisma è stato avvertito chiaramente in tutti i Paesi della regione, dalla Slovenia alla Serbia, dalla Bosnia-Erzegovina alla Macedonia del Nord e al Montenegro. In Slovenia in via precauzionale è stata sospesa l'attività della centrale nucleare di Krsko.

LO STANZIAMENTO - Il premier croato Andrej Plenkovic ha annunciato un primo stanziamento pari a 16 milioni di euro a favore delle località colpite dal forte terremoto. Citato dai media regionali, il premier conservatore ha aggiunto che aiuti verranno chiesti alla Ue, dalla quale è giunta solidarietà e partecipazione.

SOLIDARIETA' - Il calciatore croato Dejan Lovren, vicecampione del mondo con la nazionale del suo Paese, ha messo a disposizione un hotel di sua proprietà per le persone sfollate in conseguenza del forte terremoto. "Cari abitanti di Petrinja, metto a disposizione il mio hotel a Novalja per 16 delle famiglie più colpite dal sisma. Se ne avete bisogno, contattate i miei collaboratori", ha scritto Lovren su Instagram.

(Unioneonline/v.l.)
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