Chiesa cattolica sotto accusa in Belgio. Secondo quanto rivelato nel podcast “Kinderen van de Kerk” della testata belga Het Laatste Nieuws, la Chiesa avrebbe venduto circa 30mila bambini all'insaputa delle loro madri in un arco temporale che va dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni Ottanta.

In base a quanto riporta la testata, le donne incinte e non sposate venivano collocate in istituti cattolici, dove subivano umiliazioni e persino abusi sessuali.

Durante il parto, alcune sono state sottoposte ad anestesia generale, mentre altre hanno dovuto indossare una maschera: tutti modi per impedire alle madri di vedere il proprio figlio, che veniva immediatamente allontanato dopo la nascita. Alcune donne sarebbero state addirittura sterilizzate. Altre sono state costrette a firmare un documento in cui rinunciavano al figlio o veniva detto loro che era nato morto. 

I piccoli venivano poi venduti per somme comprese fra i 10.000 e i 30.000 franchi belgi (all'incirca tra i 250 e i 750 euro), ma a volte molto di più, a famiglie adottive. I documenti non conservati o distrutti rendono oggi estremamente difficile il processo di ricongiungimento, spiega Debby Mattys (57 anni), data in adozione dalle suore e che ha trascorso oltre 20 anni alla ricerca della sua madre naturale. «Aveva 18 anni quando ha avuto una gravidanza indesiderata», ha dichiarato a Het Laaste Nieuws. 

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata