Tiene banco in Russia la vicenda di Kristina, Angelina e Maria, tre sorelle finite sotto processo per aver ucciso, nel 2018, il padre, dopo aver subito per anni i suoi abusi sessuali.

Secondo quanto riportato dai media russi, le tre ragazze, una delle quali minorenne all'epoca dei fatti, decisero di stipulare una sorta di patto di sangue, per aggredire il l'uomo, 57 anni, nel sonno e colpirlo ripetutamente a colpi di martello e coltello, svuotandogli anche in faccia una bomboletta di spray al peperoncino.

Poi, dopo la scoperta del cadavere, le tre giovani erano state arrestate.

Nel corso dell'udienza preliminare, gli avvocati delle tre sorelle hanno chiesto che una giuria popolare esamini la vicenda. La tesi dei legali che le assistono è che le ragazze abbiano agito solo e soltanto per legittima difesa.

In loro sostegno si stanno svolgendo manifestazioni a Mosca e in altre città russe.

Anche la procura generale aveva concluso che le giovani avevano a lungo subito abusi fisici e di natura sessuale e che quindi l'omicidio era da considerarsi come un atto di "legittima difesa". Ma il Comitato investigativo ha invece respinto la tesi. Ora le due sorelle maggiori rischiano fino a 20 anni di reclusione.

Quanto alla madre, a maggio aveva spiegato alla Bbc che sia lei sia le ragazze avevano più volte denunciato alla polizia le violenze subite ma erano state ignorate. A gennaio, la procura aveva dichiarato che le sorelle erano state esposte a "percosse, umiliazioni, minacce e abusi costanti, violenza fisica e sessuale" e avevano quindi sviluppato una "reazione difensiva".

(Unioneonline/l.f.)
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