A 24 ore dall'assegnazione del Premio Nobel per la Pace si scatenano, come sempre, voci e indiscrezioni su chi sarà insignito del prestigioso riconoscimento.

I candidati quest'anno sono 318, 215 singole persone e 103 organizzazioni.

I loro nomi, da regolamento, possono essere resi noti solo dopo 50 anni. Ma come sempre alcune nomination filtrano: c'è l'associazione a scopo umanitario Lions Club International, ci sono Julian Assange e Leonardo Di Caprio, la chiesa ortodossa bulgara e David Bowie, Donald Trump e Vladimir Putin.

I FAVORITI - Il Peace Reasearch Institute di Oslo (Prio), organizzazione indipendente da quella del Nobel, ha diffuso i nomi di alcuni dei favoriti nella corsa al premio. In pole position ci sarebbero i principali negoziatori dell'accordo sul nucleare iraniano. Un'intesa firmata nel 2015 che tuttavia, con le crescenti tensioni tra Usa e Nord Corea, assume una maggiore rilevanza. E, cosa non indifferente, sarebbe uno schiaffo a Donald Trump, che vorrebbe stracciare l'accordo per limitare lo sviluppo e la proliferazione di armi nucleari, ritenuto "imbarazzante". Secondo l'Istituto di ricerca i migliori candidati sono l'Altro Rappresentante Ue Federica Mogherini e il ministro degli Esteri di Teheran Javad Zarif, "perché hanno guidato il processo che si è concluso con l'allentamento delle sanzioni in cambio delle restrizioni nucleari".

Possibile inoltre un riconoscimento al gruppo della difesa civile siriana, e ai suoi sforzi per aiutare i civili in un Paese devastato da sei anni di guerra civile. Il leader è Raed al Saleh.

C'è poi la questione migranti e sfollati, e qui entra in gioco l'Unhcr (l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e il suo Alto Commissario, l'italiano Filippo Grandi. Dalla Siria ai Rohingya del Myanmar, passando per l'Afghanistan, il numero di sfollati da gestire è a livelli record. In questo quadro potrebbero anche rientrare Lampedusa, Frontex, o associazioni umanitarie impegnate nel soccorso dei migranti.

Altri papabili sono Angela Merkel, per la sua decisione di aprire le frontiere della Germania a oltre un milione di rifugiati, il giornale utrco Cumhuriyet, che simboleggia la repressione di Erdogan sulla libertà di stampa, la Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale, il blogger saudita Raif Badawi (più volte condannato, e anche frustato per le sue idee) e il giornale russo indipendente Novaya Gazeta.

E, ovviamente, Papa Francesco, per le posizioni espresse su temi come i profughi, la povertà, la giustizia sociale e il cambiamento climatico.

Lo scorso anno il premio è andato al presidente colombiano Juan Manuel Santos, che ha raggiunto un accordo di pace con i guerriglieri delle Farc, mettendo fine a una guerra civile che va avanti da decenni.

(Redazione Online/L)

KAZUO ISHIGURO VINCE IL NOBEL PER LA LETTERATURA - VIDEO:

© Riproduzione riservata