E' tornato in Spagna Rassoul Bissoultanov, il ceceno accusato dalla giustizia italiana dell'omicidio di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci (Firenze) pestato a morte l'11 agosto del 2017 mentre si trovava con gli amici in una discoteca di Lloret de Mar in Spagna.

Sul ceceno pendono due processi per lo stesso fatto, uno in Italia, già in corso, dove rischia l'ergastolo, e uno in Spagna, dove la pena prevista è più bassa, che partirà il 30 maggio prossimo. E’ stato lui a chiedere alle autorità iberiche, che lo avevano rinviato a giudizio nel corso di un'indagine parallela a quella italiana, di essere processato in Spagna. Richiesta accolta.

"La sua è sicuramente una strategia difensiva, punta non dico all'impunità ma all'immunità", dice il legale della famiglia Ciatti, l'avvocato Agnese Usai. Il 17 marzo la Corte di Assise di Roma dovrà pronunciarsi sull'eccezione di competenza territoriale presentata dai difensori di Bissoultanov, secondo i quali il processo dovrebbe tenersi in Spagna. Se i giudici diranno che la giurisdizione è italiana, spiega l'avvocato Usai, allora il processo che si sta celebrando a Roma andrà avanti, ma quello in Spagna, che durerà una settimana, finirà sicuramente prima: "La norma generale – spiega Usai - dice che quando c'è un conflitto di giurisdizione e i due Paesi non si mettono d'accordo vince chi finisce prima".

Se invece la Corte di Assise riconoscerà la giurisdizione spagnola, il processo in Italia si bloccherà. A quel punto, ipotizza l'avvocato Usai, Bissoultanov potrebbe scegliere di sottrarsi anche al processo in Spagna, "dove non si processa chi non è presente". "La sua è sicuramente una strategia dettata dalla difesa - ribadisce Usai -, e in tutto questo le vere vittime sono i genitori di Niccolò che hanno perso un figlio in quel modo".

IL PADRE DI CIATTI: “DELUSO” – "Sono deluso e amareggiato. E a questo punto sono anche perplesso sul senso della giustizia, lui ha strappato la vita a mio figlio e ora dice che è stato un incidente. Mi auguro che che si arrivi comunque a una sentenza, e che venga inflitta la pena massima possibile", il commento di Luigi Ciatti, il padre del 22enne ucciso. 

"Sappiamo che in Spagna il processo si può fare solo se l'imputato è presente - afferma ancora Ciatti -, per cui basta che Bissoultanov non si presenti e sarà tutto bloccato". "Se per caso la Corte di Assise di Roma decide che l'Italia non ha giurisdizione - continua -, allora questo ceceno se la caverà e resterà libero e tranquillo, la colpa sarà di Niccolò che quella sera è andato a ballare in discoteca ed è stato ucciso con un calcio alla tempia". 

LA VERSIONE DI BISSOULTANOV – "Non sono un assassino, la morte del ragazzo è stata un incidente", ha detto Bissoultanov alla stampa spagnola, come riportano alcuni quotidiani iberici.

"Io non fuggo dalla giustizia – ha aggiunto – però voglio essere giudicato qui, perché non mi fido della giustizia italiana. In Italia mi hanno trattato male e mi hanno fatto firmare documenti senza un avvocato o un interprete".

"In Italia – ha dichiarato il suo avvocato, Carles Monguilod – per una legge di Mussolini ancora vigente è possibile arrivare a condannare una persona all'ergastolo senza che sia presente al processo. In Italia non avrebbe garanzia di difesa".

(Unioneonline/D)

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