«Qualsiasi accordo raggiunto da Hamas con Israele deve garantire il cessate il fuoco, il ritiro dell'esercito dalla Striscia e un importante accordo sullo scambio di ostaggi». Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh citato dalla tv Al Quds. Un’intesa sulla tregua in Medioriente resta però ancora lontana. 

Intanto, mentre i ministri della destra radicale israeliana Ben Gvir e Smotrich, attaccano l'annunciato Piano ipotizzato da Usa e Paesi arabi per la nascita di uno Stato palestinese, l'esercito israeliano chiede che i «terroristi di Hamas» escano dall'ospedale Nasser di Khan Yunis, dove sono entrati i militari che - secondo i palestinesi - stanno «allontanando con la forza rifugiati e staff medico» e dove, denuncia Medici senza Frontiere, «c’è un numero imprecisato di morti e feriti».

Resta inoltre altissima la tensione anche tra Stato ebraico e milizie libanesi Hezbollah che appoggiano la causa di Hamas. Scambi di fuoco proseguono con Hezbollah che avverte: «all'escalation di Israele rispondiamo con l'escalation, se costringono i nostri civili ad abbandonare le case, costringiamo i loro civili a lasciare le loro case, se distruggono le nostre case, distruggiamo le loro case».

Minacce cui Tel Aviv replica, per voce del ministro della difesa israeliano Yoav Gallant: «Hezbollah ha intensificato di mezzo clic, noi abbiamo intensificato di un passo intero. Non possiamo attaccare solo 20 chilometri all'interno del Libano ma anche 50. E possiamo arrivare anche a Beirut e altrove».

(Unioneonline/l.f.)

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