Il maresciallo Khalifa Haftar ha lasciato Mosca senza firmare l'accordo di cessate il fuoco con il governo di accordo nazionale (GNA) guidato da Fayez al-Sarraj.

Secondo Al Arabiya, il generale ha detto che il documento proposto ignora molte richieste dell'esercito nazionale libico. In particolare avrebbe insistito sulle richieste di far entrare le sue truppe a Tripoli e di formare un governo di unità nazionale che ricevesse il voto di fiducia da parte del parlamento di Tobruk.

Ancora, un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco senza la partecipazione della Turchia e il ritiro immediato dei mercenari "arrivati dalla Siria e dalla Turchia". Infine, l'incarico di comandante supremo delle Forze armate libiche.

Con Haftar che sbatte la porta e se ne va fallisce, almeno per ora, il colpo diplomatico di Vladimir Putin che ha voluto un mini-vertice tra le fazioni di Tripoli e quelle che fanno capo ad Haftar.

A firmare l'accordo è stato solo al-Sarraj, mentre l'uomo forte della Cirenaica (appoggiato dai russi) aveva chiesto tempo.

"Abbiamo registrato dei progressi", aveva detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, ma la buona volontà non è servita a coronare col successo pieno le oltre sei ore di trattative.

La delegazione di Tripoli è ripartita già ieri, Haftar stamattina, dopo aver detto di no.

Il generale, fa sapere Mosca, "ha accolto positivamente" la tregua, ma "prima di firmare gli servono due giorni per discutere il documento con i leader delle tribù che sostengono l'esercito nazionale libico".

Tuttavia, secondo fonti militari legate a Sarraj, veicoli militari e cannoni degli Emirati Arabi Uniti sarebbero giunti nel quartier generale di Haftar per sferrare un altro attacco a Tripoli.

La situazione, insomma, è tesissima. E i riflettori ora si spostano verso Berlino dove, il 19 gennaio, si terrà la conferenza sulla Libia, e non a caso Putin sabato scorso ha visto la Merkel con la Libia che ha occupato gran parte della loro attenzione.

Il premier Giuseppe Conte - prima di volare al Cairo - ha ribadito che l'Italia nella crisi libica "non può non recitare una parte" e che tutti "lo riconoscono". "L'Ue - ha aggiunto - avrà un grande ruolo a Berlino ma anche Turchia e Russia lo avranno".

(Unioneonline/D)
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