Gaza, Tajani: «Missione rischiosa, non andate». Ma la flottiglia tira dritto
La missione non si ferma, gli attivisti proseguono verso gli StrisciaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Se ci fosse mio figlio su quelle navi, gli direi di restare a casa». Così il ministro degli Esteri esprime tutta la sua preoccupazione per i cittadini italiani a bordo della Global Sumud Flotilla, la spedizione umanitaria che punta a rompere il blocco navale su Gaza.
Ieri sera c’è stata finalmente la tanto attesa telefonata tra Tajani e Maria Elena Delia, portavoce italiana della missione. I due si sono parlati dopo giorni di contatti indiretti, e non è escluso che ci possano essere altri scambi oggi.
«La situazione è molto pericolosa – ha detto il ministro –. Ho chiesto più volte a Israele garanzie sul fatto che non ci siano reazioni violente, ma non so chi esattamente ci sia a bordo». Il riferimento è al sospetto, già espresso più volte da Tel Aviv, che tra i passeggeri possano esserci persone vicine ad Hamas.
«Siate prudenti – ha detto Tajani al telefono –. Comportatevi da nonviolenti, in stile gandhiano».
Niente scorta europea, gli attivisti restano soli
La missione, però, non si ferma. Dopo il rifiuto di accettare l’approdo in due porti israeliani proposti nei giorni scorsi, gli attivisti proseguono verso Gaza, senza l'appoggio di Frontex: l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere ha fatto sapere che non fornirà alcuna scorta.
Stessa posizione della Marina militare italiana: «Una nave militare che forza un blocco entra in guerra», ha ribadito Tajani. «Chi si prenderà la responsabilità di eventuali morti?»
Parole dure, che non hanno però fermato le critiche da parte degli attivisti, i quali denunciano un «grave sabotaggio» da parte della Farnesina. Il riferimento è alla lettera inviata in queste ore a ogni partecipante italiano alla missione, in cui si sottolinea chiaramente che – in caso di attacco israeliano – non sarà garantita alcuna protezione.
(Unioneonline)