È morto a 81 anni, a Roma, il cardinale George Pell. Australiano, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia del Vaticano, non ha superato le complicazioni legate a un intervento chirurgico all’anca.

Già arcivescovo di Melbourne e di Sydney, nel 2017 era finito sotto accusa per “gravi reati sessuali” su minori, tra le imputazioni anche uno stupro, che sarebbero stati commessi quando, negli anni Settanta, Pell era parroco a Ballarat, sua città natale.

L'11 dicembre 2018 è stato giudicato colpevole di abusi sessuali su due chierichetti di 13 anni dalla giuria della County Court dello Stato di Victoria e il 13 marzo 2019 condannato a una pena detentiva di 6 anni.

L’appello è stato respinto, la condanna confermata. Pell è quindi andato in carcere.

A novembre – considerata la presenza di vizi formali nelle procedure processuali – è stata ammessa la richiesta d’appello con successivo proscioglimento a oltre un anno dall’arresto.

Papa Francesco ha riconosciuto pubblicamente i meriti di Pell a proposito della riforma delle finanze vaticane: «Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l'organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell'Economia, con il Segretariato all'Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo». «Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto - che poi era innocente, ma gliel'hanno fatta brutta, poveretto - e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose», ha concluso il Papa.

(Unioneonline/s.s.)

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