Tutta la Spagna segue col fiato sospeso la vicenda del piccolo Julen, il bambino di due anni caduto in un pozzo profondo oltre cento metri a Totalan, alle porte di Malaga, in Andalusia.

Ormai sono quattro giorni che Julen è in quel buco nero, largo appena 25 centimetri.

Nessuno sa se è ancora vivo, ma le ricerche proseguono incessanti puntando sulla migliore delle ipotesi.

Scartata la possibilità di calarsi nello strettissimo pozzo, è stato deciso di scavare due tunnel obliqui, all'altezza di dove si pensa sia il bambino. Un'operazione difficile, perché il terreno è instabile e potrebbero esserci dei cedimenti.

"Avanziamo, per il momento, senza grandi problemi", ha detto alla stampa l'ingegnere Juan Lopez, ma raggiungere il bambino in "meno di due giorni è molto complicato".

Al centro Jose Rosello, papà di Julen (Ansa - Epa)
Al centro Jose Rosello, papà di Julen (Ansa - Epa)
Al centro Jose Rosello, papà di Julen (Ansa - Epa)

Sulla corsa contro il tempo si sono accesi i riflettori di tutta la Spagna, con il premier Pedro Sanchez che ha espresso vicinanza ai genitori e la regina Letizia che ha chiamato il sindaco di Totalan.

Decine di aziende si sono offerte di partecipare all'operazione di salvataggio, tra cui la Stockholm Precision Tools AB, una società svedese che nel 2010 ha contribuito al salvataggio dei 33 minatori cileni rimasti 69 giorni bloccati in profondità.

Un centinaio in totale i soccorritori, con ingegneri e tecnici specializzati nel salvataggio da miniere e caverne. E sul posto è arrivata anche tanta gente comune, in una sorta di maratona di solidarietà per una famiglia già dilaniata dal dolore della morte del fratellino di Julen, Oliver, avvenuta nel 2017.

"Oliver è un angelo - ha detto il papà -. Aiuterà mio figlio a uscire vivo di lì".

(Unioneonline/D)
© Riproduzione riservata