Finisce in un tribunale federale di Manhattan il caso di un'ex addetta del comitato elettorale di Donald Trump che nel 2016 aveva fatto causa per discriminazione contro i responsabili della stessa campagna.

Secondo il racconto di A.J. Delgado, era stata dapprima messa da parte e poi totalmente esclusa da ogni lavoro alla Casa Bianca. Il tutto era successo quando era rimasta incinta in seguito alla relazione con un suo superiore, che all'epoca era sposato.

L'azione legale è stata avviata contro il comitato elettorale e il "transition team" del presidente, e si parla esplicitamente di tre ex collaboratori di primo piano di Trump: Steve Bannon, Sean Spicer e Reince Priebus.

Delgado godeva in precedenza della stima del tycoon, che l'avrebbe definita "una star", invitandola anche sul palco agli eventi elettorali, promettendole di assumerla se fosse stato eletto.

Nel novembre 2016 la notizia della gravidanza: la donna aspettava un figlio da Jason Miller. Lì è iniziato il "declino professionale", e alla donna venivano rivolte frasi come "la Casa Bianca non è il posto per una mamma" (glielo avrebbe detto Spicer, diventato portavoce di Trump). Nel 2017 il bimbo è nato e Miller, dopo che la relazione extra coniugale è venuta a galla, ha rinunciato all'incarico di direttore della comunicazione della White House.

(Unioneonline/s.s.)
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