Ryan è cosciente e chiede acqua, mentre i soccorritori sono impegnati in una corsa contro il tempo per estrarlo dal pozzo profondo 32 metri – la nuova misura fornita dai tecnici – in cui è caduto martedì nella zona di Chefchaouen, in Marocco.

Il piccolo ha cinque anni, una videocamera lo ha ripreso seduto sul fondo di quella voragine, chiamava la mamma, rispondeva alle domande e ha anche mangiato qualcosa mentre gli viene fornito costantemente dell’ossigeno.

Intanto per liberarlo è stato scavato un tunnel alternativo con tutti i rischi di crollo che questo comporta e a ogni segnale di smottamento tutto si ferma per poi riprendere con estrema lentezza. Non si può rischiare che il bimbo precipiti ancora più in basso. Ora mancano pochi metri.

Quattro giorni fa stava giocando vicino a casa quando è finito nel pozzo largo da 30 a 20 centimetri che non ha più acqua e stava per essere messo in sicurezza, protetto solo da un telo e qualche pezzo di legno.

Grandissimo il dispiegamento di forze in campo, e tutto il Paese segue col fiato sospeso le operazioni. Un po’ come accaduto in Italia nel 1981 quando si sperava di salvare Alfredino Rampi.

(Unioneonline/s.s.)

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