Israele si muove sul caso Eitan, il bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone in cui ha perso 5 familiari, sottratto alla sua tutrice legale qui in Italia e portato via in Israele con un vero e proprio blitz.

L’unità speciale della polizia israeliana ieri sera ha interrogato il nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg e lo ha posto ai domiciliari contestandogli le accuse di aver “rapito il nipote e averlo portato in Israele”.

All’uomo è stato sottratto il passaporto, dovrà restare nella sua abitazione almeno fino a venerdì, la stessa in cui continua a vivere anche Eitan.

Allo stato non pare che la decisione delle autorità israeliane sia legata a una richiesta o a un mandato d'arresto italiano: "A me risulta che gli sia stato chiesto di restare a disposizione della polizia", spiega il legale di Peleg, l'avvocato Paolo Sevesi, che sta seguendo gli sviluppi dell'inchiesta della procura di Pavia che ha iscritto nel registro degli indagati sia il nonno che la nonna di Eitan per sequestro di persona.

Un portavoce della famiglia, Gadi Salomon, riporta le parole dei due, convinti di aver operato correttamente: "Il trasferimento di Eitan in Israele è avvenuto in maniera legale e dopo una consultazione con esperti di diritto. Peleg ha collaborato in pieno con gli investigatori ed ha risposto a tutte le domande".

"Domani speriamo di sapere, grazie alla polizia israeliana, dov'è esattamente Eitan e speriamo così che torni presto da noi", ha detto invece Or Nirko, lo zio paterno del bambino, che saluta positivamente le notizie provenienti da Tel Aviv. "I domiciliari? E' un buon inizio. Spero solo che questa saga finisca al più presto per il benessere mentale del bambino", conclude l’uomo, marito di Aya Biran, tutrice legale di Eitan.

Mentre continua lo scontro tra i due rami della famiglia la Procura di Pavia allarga le indagini alle presunte complicità nel rapimento.

Quello che appare sempre più probabile tuttavia è che la definizione della triste vicenda del piccolo Eitan possa arrivare dai contatti diplomatici, dalle decisioni di Italia e Israele e da quelle dell'autorità giudiziaria del Paese mediorientale.

La zia paterna e tutrice Aya Biran ha presentato, attraverso legali israeliani, un'istanza al Tribunale di Tel Aviv per chiedere di far rientrare il piccolo in Italia sulla base della Convenzione dell'Aja. Infatti, l'articolo 29 della Convenzione dell'Aja consente al titolare del diritto di affido di "rivolgersi direttamente al competente tribunale per chiedere il rientro del minore sottratto, anche senza l'intermediazione delle autorità centrali".

(Unioneonline/L)

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