«Niente condanna a morte per i killer»: Attanasio, la richiesta ai giudici dell’Italia e della famiglia
Lo Stato e i parenti d’accordo: sì al carcere, no alla sentenza capitale per i sei accusati dell’uccisione del diplomatico italiano. Il padre: «Anche Luca sarebbe contrario»Luca Attanasio
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Nel processo in corso a Kinshasa, in Congo, contro i sei imputati per l’uccisione dell'ambasciatore Luca Attanasio, il diplomatico vittima di un agguato insieme all'autista Mustapha Milambo in Congo al carabiniere Vittorio Iacovacci – lo Stato italiano (parte civile e da tempo impegnato a livello internazionale contro le sentenze capitali) ha chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione in alternativa alla pena di morte.
La richiesta è stata notificata durante l'udienza di oggi dedicata all'arringa della difesa.
Lo si è appreso dalla capitale della Repubblica democratica del Congo dove martedì scorso l'accusa del Tribunale militare aveva chiesto la pena capitale per i cinque congolesi alla sbarra e un sesto latitante.
La richiesta trova concordi i familiari dell’ambasciatore: «Aggiungere morte a morte non serve a nulla. Se non a portare altro dolore. Noi siamo contrari, Luca sarebbe stato contrario», spiega, in una intervista al Corriere della Sera, il padre dell'ambasciatore, Salvatore Attanasio. Aggiungendo: «Siamo contro la pena di morte. Lo dicono la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia».
(Unioneonline/l.f.)