"L'estradizione in Italia sarebbe come consegnarmi alla morte". Commenta così Cesare Battisti le notizie che giungono dal Brasile, con il presidente della Repubblica Michel Temer che ieri ha annunciato l'intenzione di revocare lo status di rifugiato concesso all'ex terrorista dall'allora presidente Lula.

Dal canto suo, il legale dell'ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), condannato in Italia a quattro ergastoli per altrettanti omicidi, è convinto che non si arriverà all'estradizione.

"Il presidente della Repubblica, noto professore di diritto costituzionale, rispetterà le leggi brasiliane a fronte di pressioni politiche interne ed esterne", ha dichiarato l'avvocato.

La revisione della decisione non è possibile, ha continuato il legale, "a causa del lasso di tempo e del fatto che non esiste alcun difetto nella conclusione finale, come riconosciuto dalla stessa Corte suprema federale. Inoltre la prescrizione della richiesta punitiva per i reati attribuiti nel Paese di nascita impedisce la sua estradizione".

Tuttavia Temer la sua decisione l'ha presa. La palla ora passa ai giudici del Tribunale Supremo Federale, che devono esprimersi sulla richiesta di habeas corpus presentata lo scorso 25 settembre dai legali di Battisti, dopo che l'Italia aveva ripresentato la richiesta di estradizione.

Se dovessero rifiutarla per l'ex terrorista rosso sarebbe vicino il trasferimento in Italia, dove lo attenderebbe il carcere.

La decisione tocca al giudice monocratico Luiz Fux.

Intanto la polizia federale brasiliana sta "monitorando ogni passo" dell'ex terrorista da quando ha ottenuto la libertà provvisoria.

Battisti era stato arrestato il 4 ottobre vicino al confine con la Bolivia mentre tentava di scappare: scarcerato, aveva festeggiato con un brindisi in aeroporto prima di tornare a casa.

"Non è il momento di commentare, abbiamo fatto tutti i passi necessari per l'estradizione", ha dichiarato il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

(Redazione Online/L)

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