Gli attacchi alle raffinerie petrolifere Aramco dell'Arabia Saudita avvenuti lo scorso weekend sono "indiscutibilmente" di marca iraniana e sono arrivati da "nord".

Lo ha affermato il portavoce del ministero della Difesa saudita, Turki al-Maliki, nel corso di un incontro, mostrando alla stampa i rottami dei droni usati nei raid che hanno messo temporaneamente in ginocchio la produzione saudita di greggio.

I militari sauditi hanno mostrato un missile Cruise e droni usati negli attacchi, rivendicati dai ribelli yemeniti Houthi.

"Tutte le prove che abbiamo raccolto dai siti dimostrano che sono stati usati armamenti iraniani nell'attacco. Tutte le prove che abbiamo raccolto puntano all'Iran", ha aggiunto il portavoce.

"I missili da crociera utilizzati" sono tecnologicamente "avanzati", "abbiamo la data di produzione che è il 2019 - i Guardiani della Rivoluzione dell'Iran hanno questo tipo di armi", ha concluso.

Intanto il principe Abdulaziz bin Salman, ministro dell'Energia saudita, ha tranquillizzato i clienti: il suo Paese fornirà una normale produzione entro fine mese raggiungendo 11 milioni di barili, contro i 9,6 milioni al giorno prima degli attacchi alle raffinerie.

L'Arabia Saudita ha anche detto di aver recuperato il 50% della produzione di petrolio persa a causa degli attacchi alle raffinerie Aramco. Le esportazioni quindi saranno nella norma.

(Unioneonline/F)
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