A due anni dall’assalto a Capitol Hill va in scena, in Brasile, la replica perfetta: migliaia di sostenitori di Jair Bolsonaro hanno occupato il Parlamento a Brasilia.

Non hanno accettato la vittoria di Inácio Lula da Silva alle elezioni dello scorso autunno. Per questo i seguaci dell’ex presidente di estrema destra hanno fatto irruzione, domenica pomeriggio, nella sede del Parlamento, nell’edificio del Planalto, sede del governo, e nell’edificio del Tribunale supremo elettorale

Le forze di sicurezza, inizialmente, non sono riuscite a fermare l’ondata furiosa armata di bandiera verde-oro che, con atti vandalici ha messo in atto un’occupazione da tempo preannunciata e, alla fine, compiuta. Secondo le prime stime gli assalitori sarebbero stati 15mila.

«Un attacco fascista contro le istituzioni democratiche», ha detto il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, definendo gli assalitori «terroristi» e assicurando che «saranno puniti in modo esemplare». Un attacco durato ore e che si è concluso con l'intervento delle forze federali, dopo una riunione d'emergenza di Lula con il governo e dopo aver ordinato la chiusura del centro della capitale.

Valutata la possibilità di schierare l'esercito per far sgomberare l'assedio, la polizia, dopo il controllo della Corte suprema, è riuscita a riguadagnare anche il terreno del Planalto, sede della presidenza, e quello del Congresso. Il primo bilancio è di oltre 1.200 arresti. Dopo l'esplosione del caos è stato anche chiesto l’arresto per l'ex segretario alla sicurezza di Brasilia Anderson Torres.

La polizia ha usato i gas lacrimogeni e proiettili di gomma per cercare di respingere migliaia di persone che sono tuttavia riuscite a sfondare i cordoni di sicurezza. In molti si sono arrampicati sull'edificio per occuparne il tetto e da lì si sono introdotti all'interno. Il presidente Lula, che in quel momento non si trovava a Brasilia ma nello stato di San Paolo, in visita ad alcune aree alluvionate, è rientrato nella capitale in serata. 

Contro l'ex presidente Bolsonaro, oggetto a suo tempo di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla pandemia, i senatori prima all'opposizione e ora al governo intendono ripresentare le denunce: il leader della destra infatti non ha più il “foro privilegiato”, il diritto delle alte cariche dello Stato di non essere giudicate penalmente dai tribunali comuni. Bolsonaro, che non ha mai fatto le congratulazioni a Lula per la sua elezione, ha lasciato il Brasile il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, e a bordo dell'aereo presidenziale dell'Aviazione militare è andato in Florida, negli Stati Uniti.

«Questo assurdo tentativo di imporre la volontà con la forza non prevarrà. Il governo del distretto federale afferma che ci saranno rinforzi. E le forze a nostra disposizione sono al lavoro. Io sono nella sede del ministero della Giustizia», ha scritto su Twitter il ministro della giustizia brasiliana Flavio Dino intervenuto poco dopo l'assalto alle sedi istituzionali.

(Unioneonline/v.f.)

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