Il 20 marzo del 2003 inizia la Seconda guerra del Golfo: una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti entra in Iraq. Obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, al potere dal 1979, accusato di essere fiancheggiatore dei terroristi islamici responsabili degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e di detenere armi di distruzione di massa (mai effettivamente trovate).

Dopo un solo mese di ostilità, tutte le principali città irachene sono nelle mani della coalizione internazionale. Il primo maggio, il presidente statunitense George W. Bush proclama già concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia il conflitto non avrà durata così breve: a livello locale si organizza una guerriglia di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi, sunniti e sciiti e si scatena una guerra civile tra le varie fazioni.

L'attacco suicida a Nassiriya (Ansa)
L'attacco suicida a Nassiriya (Ansa)
L'attacco suicida a Nassiriya (Ansa)

Il 12 novembre 2003 i soldati italiani – parte della coalizione multinazionale in campo – sono oggetto di un attacco suicida a Nassiriya, nel quale muoiono 19 uomini. Il 13 dicembre a Tikrit viene catturato Saddam, poi condannato all'impiccagione da un tribunale iracheno. Il conflitto però prosegue e gli Usa restano impantanati Iraq fino al 2011, quando il presidente Barack Obama dispone il ritiro delle truppe americane dal Paese.

La cattura di Saddam Hussein a Tikrit (Ansa)
La cattura di Saddam Hussein a Tikrit (Ansa)
La cattura di Saddam Hussein a Tikrit (Ansa)

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata