Alta tensione nel corso di un’udienza a porta chiuse sul caso di Yara Gambirasio, con Massimo Bossetti che chiede ai giudici della Corte d’assise di Bergamo il “ripristino della legalità”.

Nel corso dell’udienza si è discusso della possibilità per gli avvocati del muratore di Mapello di analizzare dei reperti per eventualmente richiedere una revisione della sentenza che ha condannato Bossetti all’ergastolo e in via definitiva per l’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra.

Yara scomparve il 26 novembre del 2010 mentre stava andando in palestra e venne trovata uccisa tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da casa. Bossetti fu arrestato il 16 giugno 2014 e condannato, inchiodato dal Dna, che fu prelevato negli anni a migliaia di persone della provincia di Bergamo.

Quel Dna che i legali di Bossetti contestano da sempre. Può essere rifatto quell'esame? Certo non sulla traccia 31 G20, quella che tra 23mila campioni risultò essere di Bossetti perché, come ammesso dagli stessi legali, "quella è l'unica traccia che è effettivamente esaurita".

Per la Procura, rappresentata in aula dal procuratore Antonio Chiappani (la difesa si sarebbe inutilmente opposta a che parlasse) e dal pm Letizia Ruggeri, quei reperti sono "scartini" perché irrilevanti per quanto riguarda la posizione di Bossetti e, qualora fossero riesaminati si verrebbe a creare un quarto grado di giudizio.

Un’udienza fiume durata oltre tre ore, pur essendo un appuntamento essenzialmente tecnico. I giudici avrebbero stigmatizzato l'atteggiamento della difesa, che negli anni ha molte volte accusato la Procura di scorrettezze.

Tra attacchi e contrattacchi di Procura e difesa, il giudice si è riservato di decidere, nei prossimi giorni sapremo se ci sarà una clamorosa svolta nel caso che per mesi ha gettato nell’angoscia l’opinione pubblica italiana.

(Unioneonline/L)

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